Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
I Racconti

Il giorno della luna

di
Experia


Tutto iniziò qui, era il giorno della luna e una strana atmosfera avvolgeva Midgaard quasi deserta...
Mi trovai in questo giorno magico, e fu magico davvero, dove il bene e il male sembravano aver quasi trovato un'armonia, le forze maligne e quelle benigne sembravano sciogliersi in un unico abbraccio e vidi cose che mai potrò raccontare ad anima viva.

Il mio cuore era stranamente rigonfio di gioia, cosa che ormai non mi succedeva da molto tempo. Passeggiando per le vie della città mi trovai ben presto in un parco; animali giravano a destra e sinistra, ed è buffo ma mi vennero in mente i racconti che udivo narrare dal mio nonno materno agli altri cuccioli del villaggio su posti idilliaci, dove gli elfi vivevano in pace apprendendo nuove arti, e l'amore univa tutti come una dolce carezza. Che ricordi quelli di quando ero piccina. Nascosta tra le ombre udivo fantastiche storie che a quanto mi dicevano erano riservati solo agli elfi, ed io creatura nata forse per uno sbaglio e non per amore non potevo ascoltare.

Il ricordo del mio passato mi stava rattristando e non volevo perdere quella sensazione di gioia che pervadeva il cuore, così decisi di coricarmi nella speranza che nel sonno avrei trovato quella agognata pace che ormai da mesi non sentivo più nel mio cuore.
Questo era il giorno della luna, giorno che ma più dimenticherò dove conobbi me stessa ed il mio passato...

Il mio riposo fu tutt'altro che tranquillo e non vi trovai quella serenità che cercavo.
Avevo la sensazione di viaggiare magicamente come tante altre volte già feci del resto, ma questa volta fu diverso. Non ero ancora completamente addormentata quando mi sentii trasportare via come un fuscello d'erba, ma la cosa buffa è che potevo sentire ancora il mio corpo ancorato al suolo. Ad un certo punto mi trovai in una grande radura, in cui nel mezzo vi era un grande sentiero fatto di ciottoli e sabbia. Ero troppo curiosa di vedere cosa ci fosse alla fine, decisi di seguirlo. Prima di incamminarmi mi soffermai a guardare le mie vesti... avevano uno strano aspetto, sul mio petto non era appuntato il sacro fulmine di zaffiro e me ne stupii visto che non me lo toglierei per nulla al mondo; indosso non avevo armi, né nelle mie tasche trovai le solite pergamene vuote pronte per essere imbevute di magia e mistero, allora pensai "del resto è solo un sogno" (cosa strana da pensare mentre stai vivendo un sogno).

Il sentiero procedeva verso nord lo percorsi e senza incontrare anima viva mi trovai in un boschetto pieno di dolci creature. Gli dèi dovevano amare molto questa zona per averla resa talmente sublime! Potei scorgere verso est due creature: sembravano di razza diversa, ma così a distanza non riuscivo a vederli bene in volto. Decisi di avvicinarmi di più e mi nascosi dietro ad un cespuglio, tentando di udire le loro voci. Mi concentrai intensamente cercando di separarle dal vociferare delle altre creature...
... ben presto intuii che doveva trattarsi di due amanti, le loro parole erano talmente dolci e appassionate, mi sentii in imbarazzo ma ero anche allo stesso tempo commossa, non avevo mai udito tanto amore tra due esseri viventi.

Con l'aiuto della magia cercai di affinare la mia vista e mi concentrai sui loro volti, rimasi di sasso per la bellezza di quell'elfa: i suoi occhi erano luccicanti e il suo viso così angelico e carico di mistero allo stesso tempo; la cosa più strana era che quel viso mi era talmente familiare e mi dava una tale gioia nel vederlo che non riuscivo più a trattenere le mie lacrime. Con gli occhi lucidi e le lacrime sulle guance spostai la mia attenzione sull'altra creatura, rimasi di sasso ed un brivido mi corse per la schiena: ERA UN UMANO!!!! Come poteva essere possibile che un'elfa si intrattenesse con una creatura che loro stessi definivano BARBARI!?! Ma i suoi occhi erano tutto tranne quelli di un barbaro: erano dolci come quelli di un bambino ed il suo volto era delicato e candido come la neve. Quanto amore doveva legare quei due esseri, ma quanta sofferenza nei loro baci...
Ad un certo punto lui le accarezzò il grembo e la mano di lei si posò sulla sua. I due si guardarono mentre una luce brillava nei loro occhi. Il silenzio tra di loro sembrava avesse mille significati e le loro labbra chiuse sembrava parlassero tra loro una sorta di codice segreto. Ad un certo punto lei disse: "Una veggente mi ha annunciato che sarà femmina!". Lui sorrise dolcemente e accarezz&ogravE; nuovamente il grembo di lei.

Quanta gioia devono provare due innamorati in un momento del genere, il frutto di un amore così grande il coronamento di un sogno, le speranze per un futuro radioso...

...Lui disse: "Si chiamerà Experia e porterà la luce ovunque andrà!".
Experia???????????????? Ma è un nome talmente insolito! Pensai "No no, deve essere solo una coincidenza". Poi lei disse: "Sarà la mia dolce peste".
Dolce peste, era così che mi chiamava mia madre, colei che mi diede alla luce. La guardai più attentamente, cercai di invecchiarle il volto: ERA LEI!!!!!!!!!! Ne ero certa, il mio cuore piangeva, ma allora lui doveva essere MIO PADRE!!! Allora non ero frutto dell'odio e della violenza come ho sempre creduto, visto che non mi fu mai concesso di sapere nulla sulla mia nascita.

Il cielo si fece nero le creature della foresta smisero di vociferare, dei rumori di passi arrivavano da lontano, un passo cadenzato che implacabilmente avanzava... A destra potevo scorgere l'avanzare di un gruppo di soldati umani, uno di loro disse con voce ferma: "Figlio mio quest'elfa pagherà per averti messo contro la tua famiglia e il tuo popolo". La sua mano si alzò e vi comparve come magicamente una grossa spada che lo faceva apparire ancora più oscuro. Con un gesto veloce e deciso diresse la lama verso mia madre. No, non potevo guardare, volevo urlare, volevo fermarli, ma quando riuscii a mettere a fuoco lucidamente cosa stava succedendo vidi il corpo di mio padre a terra. Si era messo tra la sua dolce amata e quella insanguinata lama per proteggere lei ed il frutto del loro amore...

Quell'uomo così dolce e innamorato morì tra le braccia di colei che mi diede la vita e non potei fare niente. Il silenzio incombeva sulle nostre teste, quello che avrebbe potuto essere il mio adorato nonno e si trasformò nell'oscuro carnefice del mio destino, raccolse il corpo e senza dire nulla se ne andò! Neppure il suo corpo gli fu lasciato piangere, e io non ebbi mai una tomba su cui pregare. Era questa allora la mia triste storia... Il cielo sembrava piangere quella morte e io venni travolta in un vortice di polvere... Poco dopo mi risvegliai e mi accorsi che il sole stava sorgendo. Ecco, era la fine, questa la fine di tutti i miei dubbi e di tutte le mie angosce... Era la fine del giorno della luna.








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