Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
I Racconti

Il simbolo dell'aria

di
Elsewin


Era stata trovata sulla riva di un fiume, ricoperta da uno scialle viola. La donna che l'aveva vista per prima, la donna-elefante di un grande circo della Terra di Argaar, era convinta che lo scialle fosse vuoto, tanto la bambina era piccola e leggera. In verità fu la trapezista ad accorgersene, notando una piccola mano sporgere da una piega della stoffa, così il Capocarovana decise che l'avrebbe data a lei, insieme a suo marito.
Così Huleywen si ritrovò con un figlio in più (ne aveva già cinque), anzi: una figlia, il che non guastava dato che gli altri erano tutti maschi. La chiamò Wilwarin e la affidò a suo marito perché cominciasse ad esercitarla.
A quel tempo la bambina non aveva neanche tre anni, ma tutti i componenti della carovana desideravano che diventasse una vera artista del circo. Così passò, ignara, dalle dolci braccia di sua madre alle rudi mani di Urnol, il domatore, che la costringeva a piegare la schiena fino a toccare i talloni con la nuca e la faceva urlare della paura legandola ad una corda in cima al tendone. I figli di Huleywen e gli altri bambini della carovana che superavano i quattro anni prendevano già tutti parte agli spettacoli, ma cominciavano ad essere allenati praticamente fin dalla nascita. Wilwarin era una fragile creatura, ma si abituò ben presto alla dura vita del circo e ai continui spostamenti.
Il suo primo spettacolo, il giorno stesso in cui cadeva l'anniversario del suo ritrovamento, fu penoso: vestita di orrendi tessuti e costretta a volteggiare sul bordo della pista, rientrò nel carrozzone di Huleywen in lacrime per la vergogna. Aveva svolto bene il suo compito, ma non riusciva a reggere la tensione di avere tutti quegli occhi su di se, per così tanto tempo.
Fu in quel periodo che un piccolo gruppo di trapezisti, più che altro mezzi-elfi, si unì alla carovana. Erano alti e biondi, e volavano da un trapezio all'altro come degli angeli.
Wilwarin stava ore con il naso all'insù per guardarli, e finalmente, compiuti i cinque anni di età, le fu permesso di salire su un trapezio.
Quando il capocarovana la vide, soltanto qualche mese dopo, sorrise tra sé, soddisfatto: avevano trovato una trapezista. Wilwarin volteggiava con una leggerezza senza nome tra le sbarre del tendone, e gli altri trapezisti affermavano che era così leggera da non risultare faticosa da lanciare e afferrare.
Amava la sensazione di vuoto e di libertà dell'aria, amava soprattutto i periodi di allenamento, quando su nudi pali e all'aria aperta venivano montati i trapezi e le altalene. Poteva rimanere ore appollaiata sulla fragile base di partenza, a guardare le nuvole che passavano e cambiavano forma di continuo. Neanche il pubblico le faceva più paura, quando lo osservava da dieci metri di altezza.
Il tempo passava, e Wilwarin compì presto quindici anni. Non era cambiata, a parte il fatto che la vita le era diventata ancora più sottile e che si era allungata.
Le avevano costruito un attrezzo speciale, tutto per lei: una specie di altalena, come un trapezio stretto, con sotto legato un lungo nastro viola. La chiamavano la Farfalla, perché sembrava non avesse né peso né forza. Iniziava il suo numero salendo dolcemente sul nastro, e dal nastro all'altalena, poi cominciava a volteggiare in modo che sembrava vincere la forza di gravità, avvitandosi piena di grazia tra la sabbia della pista e il blu del tendone.
Oppure si esibiva con i trapezisti, volando tra le loro mani forti come un pezzo di cielo senza peso.
I giovani della carovana cominciavano a guardarla in modo diverso, ma lei era sempre persa, sospesa verso l'azzurro del cielo o il panno scuro del tendone. Quello che più la adorava era il gobbo, il povero Noulmin senza grazia. Wilwarin neanche lo vedeva, occupata nella sua ricerca della perfetta leggerezza. Cominciavano a sussurrare che fosse fatta di aria, che un giorno sarebbe volata via. E forse anche lei ci credeva.
L'unico compagno che avrebbe voluto era Lumeòr, biondo mezz'elfo che era capace di farle fare quattro avvitamenti in aria tanta era la forza dei suoi slanci. Come descrivere la dolcezza dei lunghi sguardi, quando lui le afferrava i polsi e la teneva stretta? La sensazione di completa fiducia e abbandono del sapere che se solo lui avesse lasciato la sua mano, lei sarebbe morta. Volare insieme non può che unire indissolubilmente.
Lumeòr era come fatto di luce, ma non piaceva a tutti. I Nani della compagnia lo odiavano, perché poteva lavorare in aria mentre loro dovevano pulire gli animali e fare i clown.
Noulmin si era convinto che se lui non fosse esistito, Wilwarin sarebbe stata sua. Come comprendere il cuore di una Farfalla, che sembrava fatta di aria tanto era leggera?
Forse Lumeòr sentì il pericolo che incombeva, o forse la sua fu solo avventatezza, ma la notte che Wilwarin compiva 19 anni si sposarono in segreto. Come pegno di fedeltà le regalò un ciondolo di cristallo azzurro. "E' il simbolo dell'aria", solo queste poche parole per legare a sé una ragazza che voleva solamente imparare a volare.
Il mattino seguente, mentre preparavano un esercizio nuovo, qualcuno si dimenticò di assicurare il mezz'elfo alla fune, e la Farfalla scoprì che neanche lui era fatto di vento.
Fu un funerale triste, silenzioso, come tutti i funerali di chi vive per far divertire gli altri. Wilwarin non versò una lacrima, ma quando ripartirono strinse forte tra le mani il suo ciondolo.
La settimana seguente montarono il campo per gli allenamenti.
Era il crepuscolo, una luce viola illuminava i lunghi pali e le altissime altalene. La ragazza continuò ad allenarsi, fino ad avere la testa che girava. Poi si arrampicò sulla cima della trave più alta e stringendo tra le mani il Simbolo dell'Aria spiccò il volo.
Un lungo grido, quello di un gobbo le cui mani erano macchiate da un orrendo delitto, accompagnò la sua silenziosa caduta. Ma all'improvviso qualcosa fermò il tempo, la luce...
Wilwarin sparì, a metà strada tra il cielo e la terra.

Ancora oggi gli artisti del più grande circo della Terra di Argaar si chiedono dove sia il corpo leggerissimo e pieno di grazia di Wilwarin la Farfalla.








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