Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
I Racconti

Passi

di
Elsewin


Un passo.
Kha-Lingon si fermò un istante a considerare quello che era successo.
Era cominciato tutto quando l'aveva vista che passeggiava tra i fiori cantando. Si era innamorato di lei, naturalmente. Si chiamava Celesûlwen, che letteralmente significava 'Ragazza del Vento Argentato', ed era così bella da far male. I suoi capelli erano come seta nera, gli occhi come stelle grigie nella luce del crepuscolo, la pelle bianca e vellutata.
Nel pensarla Kha-Lingon avvertì una fitta al petto. Come poteva immaginare che...?
Basta, lei era perfetta e quando si era voltata e aveva sorriso lui si era come annullato nei suoi occhi. Gli aveva teso la mano e si erano messi a camminare verso le pianure. Un ragazzo e un'Elfa bella da fare male.
Un altro passo.
Nei giorni a seguire lui l'aveva corteggiata portandole fiori e cantandole dolci canzoni. Celesûlwen sorrideva sempre, ma non parlava.
Una sera l'aveva invitato nella sua capanna, per fargli conoscere i suoi genitori. Erano due bellissimi Elfi, con lo sguardo saggio e un po' triste. Kha-Lingon era giovane e innamorato, non si era chiesto nemmeno per un istante come mai potessero essere tanto seri nel conoscere il promesso della loro figlia. Perché tale lui si considerava.
Un passo.
-Vorrei chiedere il vostro permesso di corteggiare ufficialmente Celesûlwen.
Kha-Lingon sentì una fitta al cuore ripensando a quella frase. Era troppo bella, troppo.
Due sere più tardi erano andati a cavallo insieme, e lei aveva insistito tanto per tenere le redini.
L'aveva condotto all'entrata di una caverna e aveva fatto per entrare.
-No, tesoro... non lì, restiamo a guardare le stelle...-
-Non essere vigliacco, Kha-Lingon. Se vuoi amarmi comincia con l'entrare qui dentro!
Scosse la testa sconcertato, ora sapeva che quello era stato il vero e proprio inizio di tutti i guai.
Ancora un passo avanti...
L'aria nella caverna era umida la luce della torcia illuminava appena quello che sembrava un palazzo sotterraneo. Aveva sentito dei passi dietro di sé, dall'ombra sbucavano Elfi... oscuri! Luridi Drow intorno a loro! Si era messo davanti a Celesûlwen per proteggerla ed era rimasto sconcertato dalla sua risata argentina.
-Non essere sciocco, Kha! Questi sono i miei amici. Se vuoi amarmi devi essere uno di loro! Come me, dopo tutto...-
Si era accorto solo allora che la bianca pelle della sua adorata si era fatta d'improvviso più scura, e i capelli stavano impallidendo.
-Celesûlwen! Se i tuoi sapessero!...-
Lo schiaffo l'aveva colpito di sorpresa, facendogli sanguinare la bocca. Ma con sgomento si era accorto che ora il suo grande amore sorrideva di nuovo. Ancora la fitta al cuore... Come era bella, anche così...
Un altro passo.
-Vieni...-
Non aveva resistito alla sua mano tesa ed era andato dietro a lei come un cucciolo. Gli Elfi Oscuri l'avevano vestito di bruno e poi erano state pronunciate arcane parole. Ma questo Kha-Lingon non lo ricordava bene, perso come era negli occhi grigi, ora delicatamente striati di viola, della sua amata. Quando si era alzato dal seggio di piombo si era accorto di non essere cambiato affatto nell'aspetto.
-Sciocco, non lo sai che esistono magie capaci di mutare... o mantenere l'aspetto di qualsiasi essere?-
Si era buttato ai piedi di Celesûlwen, implorandola di sposarlo, ora che era come lei. La Drow aveva riso, mostrando crudelmente i denti.
-Dovrai darmi una prova... Una prova di amore e di coraggio!
Un passo in più.
-Dovrai rubare il tesoro dei miei genitori-
Allora non si rendeva conto di quello che faceva. Celesûlwen stessa aveva pronunciato magie di protezione sul suo mantello e questo era bastato a riempirlo di gioia e decisione. Si era introdotto nella casa, aveva legato e imbavagliato i due elfi sorpresi, aveva trafugato il tesoro e poi era tornato dalla sua amata.
Nessun rimorso allora, nessuna paura o esitazione! Se solo qualcuno gli avesse predetto come si sentiva adesso... Ma non si illuse: in fondo sapeva che non avrebbe dato ascolto a nessuno.
-Ho compiuto la mia prova. Ora sposami dolce Ragazza del Vento Argentato!
E lei aveva riso di nuovo. Quando erano nella caverna il suo aspetto era di Drow, alla luce del sole tornava come un'Elfa luminosa. I denti aguzzi del suo amore erano spaventosamente candidi nell’oscurità.
-Non mi basta! Voglio che tu mi dia un'altra prova d'amore!-
Corri, Kha-Lingon! Dimenticherai tutto!
-Ucciderai i tuoi fratelli e i tuoi parenti! Sarebbero un inutile fardello per il tuo Viaggio di Conoscenza-
E lui era andato. L'orribile sensazione al petto lo costrinse a fermare il suo cammino.
Si era avvicinato nottetempo, un lungo pugnale cosparso di veleno in mano. Improvvisamente il suo fratello più piccolo aveva aperto gli occhi e lui si era visto riflesso nelle pupille nere: un Drow con gli occhi iniettati di sangue e l'espressione feroce. Li avrebbe uccisi nel sonno...
Aveva lasciato cadere il pugnale con le mani che gli tremavano. E tremò anche ripensandoci.
Si era ritrovato a correre nella foresta, disperatamente. D'istinto si dirigeva verso la caverna degli Elfi Oscuri, verso la sua Celesûlwen, come verso un rifugio.
- Ti vedo sconvolto, mio Kha-Lingon...
- Ti prego, andiamo via di qui! Ci faranno del male...
- Hai paura Kha? Si! Sento la paura che hai.
L’aveva fissato negli occhi con sottile crudeltà.
- Tu non li hai uccisi vero? Peccato, peccato, perché io ti avrei sposato!
Aveva detto, poi si era girata verso un enorme Drow che rimaneva immobile in fondo alla caverna.
-Vieni, mio dolce amore, sono pronta!-
Ancora con crudeltà gli aveva sorriso.
-Vedi, Kha-Lingon, lui è coraggioso, non come te! E io sposerò lui.
Di nuovo si dovette fermare, con la testa che gli scoppiava e le lacrime che non volevano scendere. Lei, il suo dolce Vento Argentato, sposa di un Drow! Ma in fondo anche lei era una Drow, ora. E anche lui.
Vai avanti, manca poco ormai.
Era uscito all'aria aperta, con l'eco della risata crudele di Celesûlwen che gli rimbombava nelle orecchie. Aveva vagato per ore prima di cominciare solo lontanamente a rendersi conto di quello che aveva fatto per amore di quell'Elfa. O Drow, che fosse. Aveva rubato, stava per diventare un assassino. Era dannato per sempre.
Non ricordava più da quanto tempo stesse camminando, come braccato dalla sua stessa ombra, quando aveva visto il cartello. SILMARIL.
Ne aveva già sentito parlare, come 'la seconda occasione', 'la nuovo vita' e altri titoli. Per ora sapeva solo che era la sola salvezza, la possibilità di ricostruirsi un futuro tra persone che non conoscessero il suo passato, la speranza di dimenticare.
E così adesso stava percorrendo la strada che lo avrebbe portato all'ingresso del Silmaril. Ma non era profondamente convinto di quello che stava facendo. Qualcosa...
Vai avanti, Kha, è la tua sola speranza.
Chissà... Ripensò al giuramento dei Templari, che aveva fatto solo qualche anno prima.
"Combatterò per il Bene, per la Giustizia, per la Libertà e non mi arrenderò davanti a nulla".
Erano solo parole? Un tempo ci aveva creduto. E ora? Dopo essere diventato un Drow, dopo aver sfidato le sue stesse leggi, dopo aver perso la sola ragione di fare tutto questo (il ricordo di Celesûlwen gli fece ancora male), si stava arrendendo. Aveva tradito tutto, tutto quello in cui credeva.
Coraggio Kha-Lingon, la tua salvezza è in quella luce che cominci a vedere là in fondo.
Si fermò. Doveva esserci un modo...
Vide se stesso nell'atto di saltare nel varco, nell'atto di compiere l'ultima e più grande vigliaccheria che potesse concepire. Abbandonare tutto, senza prendersi responsabilità. Non aveva scelto di essere un Templare per nulla. Ci aveva creduto, tanto tempo prima, quando ancora la Ragazza del Vento Argentato non era entrata nella sua vita. Ma in fondo non aveva scelta, non ne avrebbe avuto la forza e il coraggio.
Vuoi andare, allora?
Non so... Non potrei fuggire per sempre, il mio passato mi tormenterebbe ovunque.
Ma potresti dimenticare, un giorno...
Non si dimentica quello che ho fatto. Così come non si dimenticano gli occhi grigi di Celesûlwen e non si dimentica lo sguardo di quelli che stavo per uccidere.
Ma nessuno saprebbe. Nessuno potrebbe scoprire nulla nel tuo nuovo mondo.
Io continuerei a ricordare. E’ sufficiente e lo so benissimo. Non vorrei fuggire dalla responsabilità di quello che ho fatto...
Questa occasione non si ripeterà Kha-Lingon. Pensaci bene.
Un demone è entrato in me, non mi da pace. Non è facile cancellare tutto...
Non si può, lo sai...
Si può recuperare, trasformare, ricominciare?
Adesso dipende da te. Qui davanti hai la soluzione facile, la fuga. Sulla strada dietro di te ci sono le lacrime e la sofferenza per riparare le tue colpe.
Io vorrei andare... Ma vorrei rimanere. Mia madre... lei diceva che tutto si può trasformare...
Era una donna saggia. Devi decidere.
Solo i vigliacchi fuggono. Lei diceva anche 'abbi il coraggio delle tue azioni'. Ma io non ero in me quando l'ho fatto! Era la magia di Celesûlwen a tenermi legato!
Stai accusando lei, ora?
No, lei per me è ancora l'Elfa candida che raccoglieva i fiori. Ho deciso, resterò. Ma cosa devo fare? Da dove devo cominciare?
Si comincia sempre in ginocchio, per chiedere perdono o per ringraziare...
Voltati. La porta del Silmaril può chiudersi perché il giovane Kha-Lingon è diventato un uomo e ha scelto di avere il coraggio del suo destino.








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