artiti. Al
segnale del via siamo stati letteralmente catapultati fuori dal Luogo della Partenza, forse
c'era qualche differenza di pressione o più probabilmente quelli dietro di me
spingevano per uscire per primi. La Grande Gara ha inizio.
Sono il migliore, sono ben allenato e arriverò primo. Ognuno di noi, ne sono cosciente,
ha questa mia stessa certezza.
Sono stato addestrato fin dalla nascita per la Gara, posso rimanere molto tempo senza acqua
e nutrimento, continuando a correre con tutte le mie forze, e così i miei compagni.
Siamo così tanti da non potersi contare, un fiume che vedo davanti e dietro a me,
eppure siamo discendenti di un unico Elfo, e nel suo nome noi dobbiamo gareggiare l'uno
contro l'altro.
Non sento la fatica, solo la necessità di continuare a muovermi, senza mai avere un
istante di tregua. Solo il primo, solo il migliore potrà arrivare al Bianco Palazzo.
Già, la nostra meta, misteriosa come la Gara stessa. E' una Casa, che dovrò
cercare e raggiungere al più presto, perché solo il primo avrà il
diritto di entrare e affrontare le prove successive.
Davanti a me alcuni compagni si urtano, cadono. Uno è morto, per la fatica estrema
di continuare a correre. Alla partenza, cosa terribile, ho visto alcuni cominciare la Gara
con delle gravi malformazioni, roba da non riuscire ad andare dritti. Non dovrebbero essere
nemmeno ammessi a partecipare quelli così, e non per razzismo: si è troppo
tentati di fermarsi ad aiutarli, e allora si perderebbero tutte le possibilità di
arrivare primi.
C'è un bivio poco davanti a me, me lo aspettavo: mi hanno insegnato che una strada
si perde nell'oscurità e l'altra porta al Bianco Palazzo. Ho pochi istanti per
scegliere e istintivamente vado verso sinistra, preceduto e seguito da molti di noi. Il
fiume dei corpi si divide in due, ancora non so se sarò tra i Salvati o meno.
Accanto a me c'è un ottimo corridore, dai movimenti fluidi e rilassati.
Seguirò il suo passo, lo vedo che ha già superato molti e ancora non
mostra alcun segno di fatica. Non posso parlargli, ma lo sento sempre più fratello
ogni istante che passa, la sua corsa elegante mi aiuta a risparmiare energie e aumenta
le mie speranze.
Devo aver scelto la strada giusta, la via continua davanti a me, dritta. L'umidità
è fortissima ma questo in fondo è un vantaggio per noi: non sentiremo
bisogno di bere, la temperatura è ideale per dare il meglio di se.
Il mio compagno è stanco, l'ho visto solo ora, non superiamo più come
prima e i suoi movimenti si sono fatti meno controllati. Mi sento un pò in colpa,
ma devo lasciarlo: io non sento ancora i segnali di stanchezza. Lo ringrazio col pensiero
e poi accelero l'andatura. Il suo sguardo mi ferisce, anche per lui io sono come un
fratello ormai. Certe cose uniscono: trovarsi nelle stesse difficoltà, affrontare
una prova difficile. Non lo dimenticherò, anche perché ora, anche se ormai
sono lontano, riesco a sentire il suo ultimo grido, di morte e di incoraggiamento per me.
Non sentirà mai la mia voce ma io ho sentito la sua e continuerò anche nel
suo nome.
E' una gara crudele e bellissima, un'intera generazione dei discendenti dell'Elfo che
corrono per la sua gloria. Molti moriranno, anzi, tutti. Tutti tranne uno.
Mi hanno insegnato che pensare, mentre si corre, aiuta a non sentire la fatica. Forse è
vero ma io ci tengo a capire quando il mio corpo comincia a cadere. Ed è ciò
che è successo in questo momento. Un nonnulla, un movimento appena meno bilanciato
degli altri, non ho perso nemmeno un istante, ma è il primo segnale. Spero che il
Bianco Palazzo sia vicino perché non so fino a quanto potrò reggere
questo ritmo.
E' orribile passare e vedere i corpi sfatti dalla fatica e dalla sconfitta di quelli
che si sono fermati, ma crudelmente ognuno che si arrende è una possibilità
in più per gli altri. In qualche momento odio quello che sto facendo, ma la mia
vita non può essere altro che questo. Almeno fino a quando io non entrerò
nel Bianco Palazzo per primo. Perché io sono il migliore e arriverò primo.
Comincio a vedere sempre meno corridori davanti a me, se alzo gli occhi dal terreno
molliccio e scivoloso posso spingere lo sguardo nella penombra che ci precede. Ancora
nulla, e io non potrò tenere a lungo questa andatura che mi permette di superare
quasi tutti gli altri.
Eccolo!
Ma come è lontano... E' come ce lo avevano descritto: bianco, dalle forme imponenti
e massicce, eppure quasi sospeso dal terreno, come se si appoggiasse appena. E' anche
delicato, nel suo candore immacolato. Solo il primo... solo il primo potrà varcare
la dolce soglia del Palazzo, solo uno avrà la possibilità di sapere che
cosa c'è dentro.
Ecco, manca poco. Ascolto il mio corpo, ce la posso fare anche se il rischio è
grande. Dovrò bruciare tutte le ultime energie per arrivare primo con uno scatto.
E se poi dentro ci fossero nemici da combattere? Basta, se non rischio non avrò
mai la possibilità di saperlo. E io voglio sapere il perché di tutto
questo, la mia destinazione, il mio futuro.
Lo scatto, forsennato e selvaggio, gli altri che mi seguono per istinto. Ma l'idea
l'ho avuta io per primo! Sono in testa! Davanti a me la candida porta che si apre
appena, le esclamazioni allibite di quelli che erano ormai sicuri della loro vittoria
e solo... solo io.
Con l'ultimo briciolo di energia mi lancio oltre la soglia, che si richiude crollando
dietro di me. Finalmente posso urlare, che tutti sentano la voce del vincitore!
Ho vinto. Sono io, io il migliore, per sempre!
Un mese dopo.
L'Elfa vestita di bianco si inchinò davanti al trono del suo Signore e si
sedette ai suoi piedi.
- Cosa desideri dirmi, o dolce tra le mie mogli?
- Mio Signore, ho una dolce notizia per te. Qualcuno che abbiamo aspettato per lungo
tempo è finalmente giunto.
- Di chi parli mia diletta? Illuminami, ti prego.
- Mio Signore, tra otto mesi nascerà il nostro primo figlio.
|