Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
I Racconti

La grande gara

di
Elsewin


Partiti. Al segnale del via siamo stati letteralmente catapultati fuori dal Luogo della Partenza, forse c'era qualche differenza di pressione o più probabilmente quelli dietro di me spingevano per uscire per primi. La Grande Gara ha inizio.
Sono il migliore, sono ben allenato e arriverò primo. Ognuno di noi, ne sono cosciente, ha questa mia stessa certezza.
Sono stato addestrato fin dalla nascita per la Gara, posso rimanere molto tempo senza acqua e nutrimento, continuando a correre con tutte le mie forze, e così i miei compagni. Siamo così tanti da non potersi contare, un fiume che vedo davanti e dietro a me, eppure siamo discendenti di un unico Elfo, e nel suo nome noi dobbiamo gareggiare l'uno contro l'altro.
Non sento la fatica, solo la necessità di continuare a muovermi, senza mai avere un istante di tregua. Solo il primo, solo il migliore potrà arrivare al Bianco Palazzo.
Già, la nostra meta, misteriosa come la Gara stessa. E' una Casa, che dovrò cercare e raggiungere al più presto, perché solo il primo avrà il diritto di entrare e affrontare le prove successive.
Davanti a me alcuni compagni si urtano, cadono. Uno è morto, per la fatica estrema di continuare a correre. Alla partenza, cosa terribile, ho visto alcuni cominciare la Gara con delle gravi malformazioni, roba da non riuscire ad andare dritti. Non dovrebbero essere nemmeno ammessi a partecipare quelli così, e non per razzismo: si è troppo tentati di fermarsi ad aiutarli, e allora si perderebbero tutte le possibilità di arrivare primi.
C'è un bivio poco davanti a me, me lo aspettavo: mi hanno insegnato che una strada si perde nell'oscurità e l'altra porta al Bianco Palazzo. Ho pochi istanti per scegliere e istintivamente vado verso sinistra, preceduto e seguito da molti di noi. Il fiume dei corpi si divide in due, ancora non so se sarò tra i Salvati o meno.
Accanto a me c'è un ottimo corridore, dai movimenti fluidi e rilassati. Seguirò il suo passo, lo vedo che ha già superato molti e ancora non mostra alcun segno di fatica. Non posso parlargli, ma lo sento sempre più fratello ogni istante che passa, la sua corsa elegante mi aiuta a risparmiare energie e aumenta le mie speranze.
Devo aver scelto la strada giusta, la via continua davanti a me, dritta. L'umidità è fortissima ma questo in fondo è un vantaggio per noi: non sentiremo bisogno di bere, la temperatura è ideale per dare il meglio di se.
Il mio compagno è stanco, l'ho visto solo ora, non superiamo più come prima e i suoi movimenti si sono fatti meno controllati. Mi sento un pò in colpa, ma devo lasciarlo: io non sento ancora i segnali di stanchezza. Lo ringrazio col pensiero e poi accelero l'andatura. Il suo sguardo mi ferisce, anche per lui io sono come un fratello ormai. Certe cose uniscono: trovarsi nelle stesse difficoltà, affrontare una prova difficile. Non lo dimenticherò, anche perché ora, anche se ormai sono lontano, riesco a sentire il suo ultimo grido, di morte e di incoraggiamento per me. Non sentirà mai la mia voce ma io ho sentito la sua e continuerò anche nel suo nome.
E' una gara crudele e bellissima, un'intera generazione dei discendenti dell'Elfo che corrono per la sua gloria. Molti moriranno, anzi, tutti. Tutti tranne uno.
Mi hanno insegnato che pensare, mentre si corre, aiuta a non sentire la fatica. Forse è vero ma io ci tengo a capire quando il mio corpo comincia a cadere. Ed è ciò che è successo in questo momento. Un nonnulla, un movimento appena meno bilanciato degli altri, non ho perso nemmeno un istante, ma è il primo segnale. Spero che il Bianco Palazzo sia vicino perché non so fino a quanto potrò reggere questo ritmo.
E' orribile passare e vedere i corpi sfatti dalla fatica e dalla sconfitta di quelli che si sono fermati, ma crudelmente ognuno che si arrende è una possibilità in più per gli altri. In qualche momento odio quello che sto facendo, ma la mia vita non può essere altro che questo. Almeno fino a quando io non entrerò nel Bianco Palazzo per primo. Perché io sono il migliore e arriverò primo.
Comincio a vedere sempre meno corridori davanti a me, se alzo gli occhi dal terreno molliccio e scivoloso posso spingere lo sguardo nella penombra che ci precede. Ancora nulla, e io non potrò tenere a lungo questa andatura che mi permette di superare quasi tutti gli altri.
Eccolo!
Ma come è lontano... E' come ce lo avevano descritto: bianco, dalle forme imponenti e massicce, eppure quasi sospeso dal terreno, come se si appoggiasse appena. E' anche delicato, nel suo candore immacolato. Solo il primo... solo il primo potrà varcare la dolce soglia del Palazzo, solo uno avrà la possibilità di sapere che cosa c'è dentro.
Ecco, manca poco. Ascolto il mio corpo, ce la posso fare anche se il rischio è grande. Dovrò bruciare tutte le ultime energie per arrivare primo con uno scatto. E se poi dentro ci fossero nemici da combattere? Basta, se non rischio non avrò mai la possibilità di saperlo. E io voglio sapere il perché di tutto questo, la mia destinazione, il mio futuro.
Lo scatto, forsennato e selvaggio, gli altri che mi seguono per istinto. Ma l'idea l'ho avuta io per primo! Sono in testa! Davanti a me la candida porta che si apre appena, le esclamazioni allibite di quelli che erano ormai sicuri della loro vittoria e solo... solo io.
Con l'ultimo briciolo di energia mi lancio oltre la soglia, che si richiude crollando dietro di me. Finalmente posso urlare, che tutti sentano la voce del vincitore!
Ho vinto. Sono io, io il migliore, per sempre!

Un mese dopo.
L'Elfa vestita di bianco si inchinò davanti al trono del suo Signore e si sedette ai suoi piedi.
- Cosa desideri dirmi, o dolce tra le mie mogli?
- Mio Signore, ho una dolce notizia per te. Qualcuno che abbiamo aspettato per lungo tempo è finalmente giunto.
- Di chi parli mia diletta? Illuminami, ti prego.
- Mio Signore, tra otto mesi nascerà il nostro primo figlio.








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