Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
I Racconti

Silmael

(Terza Parte)

di
Cleylot


L'equipaggio del vascello pirata degli elfi scuri avrebbe potuto vedere un minuscolo puntino avvicinarsi a grande velocità verso le coste della Terra del Gelo... Quel puntino tremolante all'orizzonte era l'unico Elfo Alto che avesse mai osato spingersi di nuovo sin dentro quelle acque sin dal giorno della Spedizione Maledetta. Mi avvicinai alla velocità di una cometa sulla nave pirata, e prima che i Druchii avessero il tempo di reagire, sfere di energia, vampate di fuoco e la furia dei cieli e dei mari si abbatterono sullo sventurato vascello. Le urla di marinai che avevano solcato tutti i mari del mondo in cerca di schiavi e di bottino, razziando forse anche le coste della mia madrepatria prima di quel momento, erano ora colme di terrore... avevano paura... ed io gioivo nell'infliggerla e nell'aumentarla. I miei occhi scintillavano di ferocia... il mio corpo era contornato da iridescenti aloni di energia e le mie labbra pronunziavano parole di follia, di oscurità e di dolore profondo, prima di precipitare i maledetti nel nulla senza nome. I pochi che ebbero la prontezza di spirito di caricare le balestre, non ne ebbero abbastanza per colpirmi: furono i primi ad essere inceneriti. In breve tempo il ponte della nave era cosparso delle ceneri fumanti e delle ossa scarnificate di una ventina di Elfi Scuri, le loro vesti e armature intatte. Pochi brani di pelle e carne sopravvissero alla furia della mia magia. Atterrai dolcemente sul legno scuro della nave. La tempesta si era placata, e solo un certo dondolio residuo testimoniava l'accanimento degli elementi. Ispezionai attentamente tutti i resti. Mi serviva un travestimento per entrare senza destare sospetti nel Luogo Maledetto. Trovai in breve quel che mi serviva: una lunga tunica violacea che andò a coprire le mie immacolate vesti da mago, un elmo a celare completamente il mio volto e sul petto un corpetto di maglia nera per rendere il tutto credibile... Appesi la mia lama alle spalle, e la nascosi indossando un mantello nero, dai bordi macchiati di sangue... Mi gelò il sangue pensare che forse era sangue recente... forse sangue elfico... Presi una lunga e pesante (per me) spada da un mucchietto di cenere che doveva essere stata una mano e la impugnai. Le ossa stringevano ancora convulsamente l'elsa della contorta lama, recante incise le malefiche rune del Dio dell'Assassinio... Poco dopo, ripresi il volo. In lontananza, si vedeva il nero fumo proveniente dall'incendio di un vascello pirata.

Al tramonto, giunsi in vista di Har Ganeth. La Città dei Carnefici. Il Luogo Maledetto. Il posto in cui decine di migliaia di elfi della mia stirpe vennero sgozzati, decapitati e orribilmente torturati dagli elfi (...ed elfe...) scuri che si divertirono sadicamente coi loro "gingilli", prima di strappar loro il cuore ancora palpitante e divorarlo dinanzi agli occhi delle prossime vittime... Il sangue di quegli antichi martiri ancora arrossava tutte le strade della città. Un senso di orrore e, nonostante tutto, di paura si impadronì di me... Forse avevo fatto male a venire sin qui da solo... nel covo dei miei peggiori nemici... forse avrei potuto ascoltare il verdetto dei nobili di Caledor... dopotutto essere esiliati ma vivi è meglio che coraggiosi (o pazzi? Qual era la differenza fra coraggio e pazzia in quel che stavo facendo?) ma morti...

Scacciai quei pensieri. Il ricordo della morte di mio padre, della morte di centinaia di elfi assieme a lui, dei saccheggi e delle ruberie subiti dal mio popolo mi sostenne. E inoltre, erano di Har Ganeth le insegne ostentate dal nemico, e qui avrei dovuto trovare l'assassino... per avere finalmente la mia vendetta... Sentii di nuovo la furia che mi possedeva prima di entrare in città entrarmi nel sangue e diffondersi come un incendio per tutte le mie vene...

Stranamente, tutte le strade erano deserte. I cancelli erano stati lasciati incustoditi, e il rumore dei miei passi echeggiava rumorosamente (troppo, troppo rumorosamente) nelle strade lastricate di pietra un tempo nera, ma ora davvero di colore rosso cupo... D'improvviso, sentii un lieve rumore di passi dietro di me. Decisi di far finta di nulla. Un autentico elfo scuro non dovrebbe sembrare spaventato nella sua terra natale... almeno, così credevo... Giunto ad un incrocio, fra i vicoli del porto, sentii lo stesso rumore provenire da altre tre direzioni... si stavano avvicinando a quanto sembrava... Stavolta mi fermai e mi guardai attorno intimorito ma determinato... Scoprii che le mie magie di protezione non funzionavano... la magia nera era così forte da annullare tutte le energie positive presenti nel flusso magico... - Bene- dissi al vento, pensando di essere stato riconosciuto- Dato che dispongo solo le forze per attaccarvi venite pure avanti, se ne avete il coraggio- Gettai a terra la lama druchii e estrassi la mia dal fodero... la impugnai saldamente con entrambe le mani, sbilanciato dal peso che comunque sostenni, mentre la lama lanciava sottili lame di luce colmandosi di energie distruttive... Dalle stradine, vennero verso di me quattro elfe... lunghi capelli neri come la notte senza stelle ed occhi dello stesso colore risaltavano su corpi seminudi, dalle forme perfette ma di un pallore quasi cadaverico... da ogni loro movimento traspariva l'aura di letale malia che rendeva famose queste cacciatrici: mi trovavo di fronte a quattro Streghe Elfe... Mi riebbi dall'attimo di incanto provocato da quella vista, nello stesso istante in cui una di loro si slanciava verso di me... solo allora notai lo sguardo, colmo della follia delle droghe che esse assumevano regolarmente prima dei combattimenti... e dei sacrifici... Fortunatamente per me, sbagliò il colpo, mentre la mia spada magicamente guidata e non certo per merito mio, si fece largo nel suo petto fino a impalarle il cuore... sentivo il sangue viscoso colarmi sulla mano... Dalla bocca copiosi getti di sangue e saliva scendevano imbrattando il bel collo e le mie vesti, mentre sentii la vita fuggire via dal suo corpo ed essere risucchiata nella mia spada... Era la prima volta che uccidevo qualcuno così da vicino... anche il giorno del massacro dei prigionieri mi ero limitato a ferirli con la spada ma li avevo finiti usando la magia... Non c'era tempo per pensare. Le altre tre si gettarono verso di me urlando come ossesse. Cedetti. Mi voltai ed iniziai a correre... sentivo la loro elegante falcata dietro di me e infine... mi trovai intrappolato in un vicolo cieco. Mi girai lentamente, con la spada fra le mani e pronto a falciare almeno la prima delle inseguitrici. Arrivarono tutte e tre. Stavolta più caute. Si muovevano sincronizzate come un branco di lupi. E la preda, realizzai con un certo calmo orrore, ero io.

Improvvisamente, dalle cinque perle poste sull'elsa della spada si irraggiò una luce sfolgorante. Le assassine si fermarono, rese cieche dalla luce improvvisa... mentre dall'interno dei piccoli globi sorse una immensa fiammata azzurra e venata d'argento come i più belli dei mari... Investì due delle streghe. Caddero a terra con un rumore di ossa infrante. La spada aveva sciolto loro gli organi interni, la pelle ed ogni parte molle... ed anche le ossa erano state indebolite... La perla perse subito dopo il suo chiarore, nééda allora si è mai più riattivata... Non credo si siano neanche accorte di quel che stesse loro accadendo. La terza ora sembrava orrendamente spaventata. Forse le droghe che la dominavano stavano perdendo il loro effetto. Lasciò cadere la spada, si volse ed iniziò a fuggire. Un sentimento misto di compassione e pietà percorse come un brivido il mio cuore... ma prima che ella fosse fuori dal vicolo, levai un braccio verso di lei... - Niente è dimenticato, nulla perdonato-... Il raggio di energia la colpì alle spalle e le aprì un grosso, sanguinante squarcio fra la cassa toracica e il bacino. Fuori dal pericolo immediato, improvvisamente ricordai: era la Notte della Morte, in cui tutti gli elfi e le elfe scure si rintanavano nelle loro case, poiché le streghe elfe cercavano nuove vittime per il Dio dalle mani insanguinate e se le procuravano rapendo altri elfi scuri... - Bene. Almeno non corro il rischio di farmi vedere dagli abitanti di queste case...- Volsi lo sguardo intorno e notai che nessuno sembrava essersi accorto del combattimento. - ...dovrò essere più prudente ora... che gli Dei mi assistano anche in questa lunga tenebra...-. Mi chinai sul corpo dell'ultima elfa, e vidi con orrore che il simbolo che recava sull'anello era lo stesso di quello che i principi mi avevano riferito era sulle vesti dell'Assassino: un serpente alato avvolto su un cuore... Avevo una traccia. Trascorsi buona parte della notte cercando di raggiungere il Tempio di provenienza di queste streghe... probabilmente era lì che avrei trovato l'assassino, o comunque lì sarebbe tornato, se anche stanotte fosse restato fuori. Di sicuro, dal materiale dell'anello, quel tempio non era molto ricco, quindi poteva permettersi pochi assassini... Decisi di tentare la fortuna.

(...) Attesi a lungo, in un anfratto... Finalmente, sovrapposto agli osceni canti, alle urla di godimento e quelle di dolore provenienti dal tempio oscuro, sentii il lieve fruscio di passi. - ...Lileath, guida la mia mano...-... Improvvisamente, al chiaro di luna, vidi stagliarsi nettamente una figura ammantata di nero. Stava per entrare nel tempio, dopo chissà quanti delitti di cittadini druchii quando mi proiettai fuori dal mio nascondiglio.

- Ora pagherai per quel che hai fatto, assassino di mio padre. Perché io sono Cleylot Silmael ed ora assaggerai la mia furia.- Si volse talmente repentinamente verso di me che feci fatica a vederlo. - ...sarà un piacere ucciderti piccolo elfo presuntuoso... le mie congratulazioni comunque, non è da tutti arrivare sin qui... vivi almeno...- Si lanciò verso di me, ombra fra le ombre, e non seppe trattenere una gutturale risata mentre trapassava il mio petto. - ...e così muori, ucciso dalla stessa persona che uccise tuo padre... morirai lentamente e con dolore... e che il veleno del mio pugnale ti tenga compagnia nel viaggio verso i demoni.-

Si voltò e riprese il suo cammino. - Tu credi? - dissi uscendo dall'ombra che mi avvolgeva. - Tu credi, bastardo di Naggaroth?- Per la prima volta vidi lo stupore disegnarsi sul suo volto. Si voltò verso il mio "cadavere". Sparito. - Hai colpito un mio simulacro, verme. Ma grazie per avermi dato accesso ai tuoi pensieri. Ora proverai centuplicato il dolore che hai inflitto a centinaia di vittime innocenti.- Tracciai rapidamente alcune rune nell'aria, pronunciandone il nome ad altissima velocità. Immediatamente lo vidi accasciarsi al suolo... Emetteva bava verdastra dalla bocca e rivoli di sangue iniziavano a scendere dal naso... Mi chinai al suo orecchio: -...ucciso dal figlio di una tua vittima... Khaine sa favorire i migliori...- Levò il suo sguardo ormai cieco su di me... e tentò di sputarmi addosso, ma ciò che riuscì a fare non fu altro che emettere altra bava e altro sangue. Suppongo abbia agonizzato lì per almeno qualche giorno, in preda agli stessi dolori delle torture che usava infliggere agli altri. Suppongo, perché può darsi che sia stato immolato sugli altari del tempio presso cui prestava servizio. In ogni caso, una morte infinitamente più atroce di quella che sarei stato in grado di dispensare normalmente.

Non mi importava. Avevo adempiuto al mio voto. Riuscii non so come a tornare fino ad Ulthuan, ma sapevo ormai di non poter più restare lì. Diressi il mio volo al centro del Mare dei Sogni, verso la turbolenta isola dei Morti, in cui tutto il potere magico viene incanalato dai megaliti posti sull'intero regno degli Alti Elfi. Mi avvicinai al Vortice. La magia era così densa che anche senza addestramento magico potevano essere viste le innumerevoli tinte delle energie magiche... Volsi per l'ultima volta lo sguardo intorno a me. Vidi il sole dorato splendere in un cielo azzurro e libero da nuvole, le onde frusciare calme sulla spiaggia e il blu del Mare dei Sogni estendersi all'infinito verso le terre degli Elfi. -...per tutto questo... ho combattuto. Per non contagiare tutto questo col mio colpevole odio, io lo abbandono. Addio, Ulthuan. Giammai tu cadrai...- Tirai un profondo respiro... e mi tuffai nel vortice di magia, per non tornarne mai più.

(...)- Salve elfo. Mi sembri appena giunto in queste terre. Posso esserti d'aiuto?- La mezz'elfa che mi stava di fronte doveva avere circa 90 primavere... ma come si permetteva di darmi del tu e chiamarmi "ragazzo"?! Avevo almeno 900 anni! Poi... detto da una mezz'elfa... ne avevo visti parecchi/e della sua razza alla Torre di Hoet, ma erano molto più... "civilizzati". Questa dava l'impressione di essere stata troppo tempo in balia degli esseri umani, senza esser stata trovata e allevata da Elfi. Nel mezzo di questa riflessione, improvvisamente capii. Il vortice non mi aveva semplicemente trasportato su un'altra terra, in un altro regno simile al mio. In questo luogo la magia era diversa, potevo vederlo, ed i miei poteri erano andati quasi del tutto persi. Mi rassegnai a ricominciare daccapo. - Sì, dama. Appena giunto.- Seguii la dama che, appresi in seguito, era chiamata Omaek... mi presentò alcuni suoi amici... un bardo, mezz'elfo anche lui, un guerriero dallo sguardo sanguinario, della stessa stirpe dei precedenti, e un Nano cui inavvertitamente alzai una pira funebre senza sapere della sua reincarnazione. - Qual è il tuo nome, mago?- mi chiese qualcuno con un sorriso. Sollevai fieramente lo sguardo. - Cleylot. Cleylot Silma Elen.-








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