Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Bansegoth: silenzio mortale


Bansegoth

Bansegoth non è il suo nome completo, tale è invece Bansegoth Adrian Oxblade, nome datogli dai suoi veri genitori.
Nato in una famiglia di combattenti, è stato rapito all'età di 2 anni in seguito ad un agguato all'abitazione della sua famiglia, agguato in cui i suoi genitori hanno perso la vita.
Lasciato al suo destino dopo un solo mese, è stato ritrovato da una coppia appena sposata sulla via di casa e adottato assieme al loro vero figlio, che sarebbe nato nell'arco di 2 mesi: Athos.
I primi tempi furono i più belli... continue urla di gioia, balli, canti e danze riempivano la vita dell'allegra famiglia.
All'età di 18 anni, era giunto il momento di separare i beni... mentre Athos era il prediletto del padre, Bansegoth era il prediletto della madre, ed era difatti sempre nelle sue grazie.
Il padre era il capofamiglia, ed oltre al fatto che ci tenesse più ad Athos che a Bansegoth, preferiva il suo vero figlio perché nel suo sangue giaceva il sangue di una stirpe di maghi molto particolari, dei maghi che usavano il controllo disciplinato della mente, gli psionici.
Questo arbitrio era piuttosto squilibrato e non teneva conto delle doti di Bansegoth, difatti venne tutto affidato nelle mani di Athos, mentre nulla venne dato a Bansegoth.
In seguito l'ira di Bansegoth divenne famosa fino a diventare quasi una leggenda... si narra che fu capace di radere al suolo 3 villaggi in soli due giorni... e neppure la madre fu capace di placarlo.
Bansegoth era molto portato per il combattimento, ma una sua dote stupiva chiunque lo vedesse... egli era capace di essere estremamente silenzioso quando la situazione lo richiedeva, ed oltre al resto era molto forte, già fin quando era in tenera età.
Passarono 5 anni e Bansegoth, nel suo vagabondare, arrivò in un posto piuttosto insolito da tutti chiamato Midgaard.
Era pieno di gente, negozi e articoli vari, nonché di rinomati maghi e gilde altrettanto famose.
Amava stare nella solitudine e proprio in quel periodo non era nella luna giusta... serbava ancora rancore verso il fratello e la sua famiglia, anche se dopo quel fatto per lui quella non fu mai più la sua famiglia... fu così che si avviò nella foresta a est di Midgaard, dove sarebbe stato veramente da solo e lontano da tutti.
Per puro caso intravide in lontananza, sempre dentro il bosco, un'abitazione costruita in modo un po' strano... era una specie di casa in stile orientale.
Si avvicinò cautamente quando d'improvviso percepì una presenza alle sue spalle, si girò di scatto.
Un'ombra nera gli si stanziò di fronte: era un uomo vestito con un chimono nero, con una maschera nera sul volto e con un'aria estremamente calma ma al contempo minacciosa.
Bansegoth rimase immobile, poi, ignorando l'uomo si avviò verso l'abitazione, arrivando in poche decine di secondi sulla soglia.
Si voltò di nuovo, l'uomo era ancora dietro di lui.
Lo ignorò ancora, e fece irruzione nella casa.
Un altro individuo vestito con un chimono grigio e una fascia nera sulla fronte accolse Bansegoth, con un inchino.
Il ragazzo lo guardò, poi, imitandolo, si inchinò.
- ...Bansegoth, sei il benvenuto.
- Come sai il mio nome? ...chi sei tu?
- Ops, mi colgo in errore... Bansegoth Adrian Oxblade... dico bene?
- ...chi sei... dimmelo.
- ...io sono Tetzuya... il maestro dei ninja... tuo padre mi era amico.
- Conosci mio padre? ...cosa sono i ninja?
- Calma, una domanda alla volta... si, conoscevo tuo padre, passammo una piccola fetta della nostra infanzia assieme, lo conoscevo abbastanza bene... mi ha parlato molto di te, poco prima della sua morte.
- ...e i ninja? ...cosa sono i ninja?
- ...la vedi quell'ombra proiettata sulla parete?
Bansegoth annuì.
- ...la vedi quella spada appesa alla parete?
Bansegoth annuì ancora.
- allora... beh... fa conto che i ninja siano un incrocio fra questi due elementi... mischia la rapidità e la silenziosità di un'ombra alla mortalità di una spada... questo è un ninja.
Il giovane lo fissò per qualche attimo... non ci stava con la mente, pensava ad altro... ciò che gli disse Tetzuya lo fece riflettere molto.
- allora perché non mi avete ancora ucciso?
- semplice, io sapevo già del tuo arrivo; il ninja che ti sta alle spalle ti ha scrutato a lungo... ti ha studiato a fondo... c'è sempre un motivo se qualcuno arriva qui.
- ...Tetzuya, ti prego, cosa devo fare per imparare a diventare un ninja?
- ...Ancor più semplice!!! devi seguire le norme di comportamento che ti detteranno le ombre e le tue armi... non dovrai far altro che seguire il tuo istinto di ombra che ti è stato tramandato dalla tua generazione.
- Cosa? ...ma io non sono armato... e non capisco cosa intendi per ombra...
- Tranquillo, da qui fino alla tua completa preparazione sarai sotto la mia protezione, ti verrà fornito tutto ciò che ti serve... e ti verrà detto e spiegato tutto ciò che vorrai sapere e che sarà necessario per renderti un vero ninja.
Bansegoth gli sorrise... un sorriso che Tetzuya non dimenticherà mai... un sorriso che non compariva sul volto del giovane da molto tempo.
Molto tempo dopo, una volta completato il suo ciclo di allenamenti, Bansegoth incontrò Athos sulla sua strada; i due rimasero immobili, fissandosi a vicenda, poi, in statuario silenzio si allungarono la mano, stringendosela; per entrambi quell'atto significò molto, e avrebbe segnato il loro destino per sempre... i due fratelli si erano ricongiunti.
Tutt'ora Bansegoth ricorda ancora quelle significative parole che Tetzuya gli disse prima di uscire dalla casupola una volta terminata la sua preparazione... "la silenziosità di un'ombra e la mortalità di una spada sono le basi di un ninja... percepisco la tua forza interiore... tu, Bansegoth Adrian Oxblade, sei ora degno di essere chiamato ninja".
Camminando verso la città di Midgaard il neo-ninja si voltò, lanciando per un'ultima volta uno sguardo verso la foresta che l'aveva cambiato per sempre... ora non era che un'ombra fra le tante, in un triste, tetro e crudele mondo in cui regnavano solo silenzio e solennità.








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