Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Elvélas


E' molto affollato il C'era una volta, stasera. Il fumo di erbapipa riempie i polmoni e gli occhi.
Uomini, elfi, drow, nani sembrano aver abbandonato, per una volta, i loro rancori razziali per abbandonarsi alla stanchezza delle avventure quotidiane con un bicchiere di birra ed un arrosto speziato. Frank, da dietro il bancone, urla ordini alla cuoca.
Con uno stridolio, la porta si apre leggera, Ramshi il Predicatore fa capolino nella sala con passo lento. Dal cappuccio calato sugli occhi osserva con interesse ogni singolo avventore della taverna alla ricerca di anime inquiete.
Lo sguardo si posa all'improvviso su una figura scura seduta al tavolino posto nella zona più buia e riparata della sala. Sembra esserci solo un ragazzo dietro la folta barba che contorna occhi acuti ed attenti.
Lentamente, bramoso di nuove anime, il chierico di Randall si avvicina al tavolo del giovane con un boccale di birra in mano, pronunciando preghiere di ringraziamento al suo maestro.
"Salute soldato" – esclama Ramshi arrivato al tavolo – "La tua birra è oramai finita... " – e con un sorriso sincero il chierico appoggia il boccale davanti al ragazzo.
Un guizzo nel buio, uno scintillio metallico. La birra non è ancora stabile sul tavolo ed il predicatore si ritrova con la lama di un pugnale premuta contro la gola. Lentamente il ragazzo alza gli occhi verso il nuovo venuto. "Attento... prete!" – le sue uniche parole, mente allontana la lama dal collo di Ramshi.
Deglutendo a fatica, il chierico unisce lentamente le mani in preghiera e facendo scivolare il mantello dalle spalle, mostra al giovane il fodero vuoto.
"Che Randall sia con te, fratello" – e presa una sedia, si siede davanti al giovane.
Un riso sarcastico compare sul volto del mercenario – "L'unico mio compagno... " – il mercenario lecca la lama del suo coltello con una smorfia di disprezzo verso il prete.
Ramshi sorride e, facendo ricorso alla potenza del suo spirito, un'aurea pulsante appare attorno al suo corpo strappando un senso di stupore nel soldato.
Ramshi, con voce maestosa - "Randall segue i sentieri dei suoi figli... anche senza il loro permesso. Il momento sta giungendo, le sfere sono in lotta, e presto tutti saremo costretti a rendere conto del nostro operato".
"Prete, io rendo conto solo a me stesso. Così ho sempre fatto... così farò per sempre".
Sospirando, il chierico di Randall, con voce diventata improvvisamente dolce e rassicurante – "Il tuo animo è inquieto, soldato, vuoi raccontarmi la tua storia?"
Elvélas osserva per lunghi attimi la figura luccicante davanti a se. La porta è vicina... sarei fuori prima che lui possa accorgersene... chissà di quali poteri magici dispone... riuscirebbe a parare un colpo di pugnale al cuore?
Infine, con una sarcastica risata, sprofonda nella sedia. "E sia, prete, ti racconterò la mia storia... anche se non capisco perché ti interessi tanto..."
Con un sorriso soddisfatto Ramshi si pone in ascolto del mercenario stringendo nella mano destra il Sigillo del Corvo, simbolo del suo signore e maestro.
"Elvélas è il mio nome... il villaggio degli zingari la mia casa... fino a non molto tempo fa".
Il mezz'elfo sembra avere lo sguardo fisso in un punto non definito della volta della taverna cercando di mettere a fuoco avvenimenti che sembrano essere oramai lontani.
"Mia madre è una zingara..." – continua Elvélas – "...bandita dal suo stesso popolo... non so per quale ragione, non me lo ha mai voluto rivelare. Stava effettuando uno spostamento su una carovana con il suo popolo quando venne cacciata e costretta alla fuga. Persa nel profondo di un bosco antico sarebbe certamente morta se mio padre, Hébron degli elfi, non l'avesse tratta in salvo." Con stupore Ramshi osserva il disprezzo con cui il mezzo sangue pronuncia la parola "elfi".
"Contro il volere del suo popolo, la curò, la custodì, se ne innamorò." – Con un profondo sospiro Elvélas prosegue – "Dovettero fuggire... non era permesso ad un elfo sacrificare la sua semi-immortalità per amore di una donna."
"Fuggirono per anni, di città in città. Nacqui... mi allevarono nell'amore." – Il ragazzo beve un profondo sorso di birra scura prima di continuare – "All'età di 5 anni, trovai mio padre morto... riverso in mezzo ad una strada, straziato da decine di frecce elfiche" – Con profondo disprezzo Elvélas sputa per terra, una smorfia di rabbia compare sul suo volto.
Con tristezza nel cuore Ramshi pronuncia parole di sollievo in un'arcana lingua, ammorbidendo l'aria e gli spiriti inquieti. L'oscurità della taverna si fa per un momento meno buia, meno pesante.
Il ghigno sul viso del mezzo sangue si spenge per un attimo.
"Mia madre è impazzita... ho curato la sua mente straziata per qualche anno... poi sono fuggito, non resistendo più al suo dolore."
Elvélas giocherella abilmente con il suo pugnale facendolo volteggiare in aria – "Da anni giro senza terra e senza scopo, vivendo della mia abilità di combattente e di ladro. Ho dovuto affrontare molte prove per non soccombere ai più forti ed ai prepotenti... e tu, ora, mi vuoi parlare di un Dio che vegli sulle mia vita?" – Occhi infuocati scrutano le vesti del figlio di Randall con odio crescente.
"Figliolo" – Ramshi chiude gli occhi cercando le giuste parole – "Le difficoltà che si incontrano nella vita sono prove che il maestro pone nel cammino dei suoi figli per temprarli e forgiarli con il fuoco" – Il chierico si concentra per un istante e un magico pane azimo si forma nelle sue mani – "Come le mie mani possono creare, plasmare questo pane, coì Randall forgia il suo popolo per sfamare la sua bramosia".
Elvélas stringe forte nella mano sinistra il suo coltello, le nocche oramai bianche.
"Il cuore delle razze è corrotto, la verità è corrotta. Non può esserci una sola verità, una sola giustizia, fino a quando le 5 sfere lotteranno nei cieli. Una sola stella deve brillare nel cielo affinché la verità abbia il sopravvento..." – "Prete!" – Interrompe il mezzo sangue bruscamente – "Io combatto ogni giorno su questa terra, con la mia verità a sostenermi, la mia giustizia... sia essa giusta o sbagliata nei cieli... non mi importa quello che succede lassù" – con il pugnale, il soldato indica un punto imprecisato del soffitto – "...e se pensassi anche per un solo istante che la tua morte potesse giovarmi in qualche modo... non esiterei a spaccarti il cuore con la mia lama."
Senza abbassare la guardia, Ramshi continua il suo sermone – "Ti manca uno scopo, figlio delle due razze, uno scopo che guidi la tua vita..." – Il chierico alza lo sguardo e... il ragazzo, avvolto nel mantello, ha già quasi raggiunto la porta.
Ramshi, facendo ricorso al suo spirito, pronuncia le parole "safhar" svanendo lentamente nel nulla per materializzarsi davanti alla porta.
Un grido strozzato esce dalla gola del mercenario mentre, con un unico movimento armonico, sfodera la sua spada buttandosi alla sinistra del chierico.
Un preciso colpo alla testa di Ramshi parte in un istante.
Un'aurea bianca compare dalla figura del chierico ed una barriera fiammeggiante si para a difesa del figlio di Randall. Il potente colpo di Elvélas non lascia tracce sul corpo quasi evanescente di Ramshi.
"La tua rabbia è forte mezzosangue... ma si ritorcerà su di te se non riuscirai a darle un indirizzo" – pronuncia il chierico con voce cupa ed autoritaria, spostandosi di lato per far passare il mercenario dalla porta aperta.
Con un'espressione di odio in volto – "Il tuo... Dio... non fermerà in eterno la mia lama" – sputa il ragazzo, dileguandosi rapidamente tra i vicoli di Midgaard.
Con profonda tristezza in cuore Ramshi osserva la figura mantata di grigio scomparire tra la folla.
Voltandosi verso gli avventori della taverna rimasti allarmati dall'accaduto – "Le anime inquiete troveranno pace tra le braccia del maestro." – "Che Randall sia con voi, fratelli" – e detto questo lascia la locanda chiudendosi la porta alle spalle.








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