Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Lendal il Templare


Mio padre, era un ranger, un umano che adorava gli elfi... in particolare le elfe... e voleva apprenderne cultura, tradizioni... si innamorò di mia madre. Era un Leonida dell'Armata della Sacra Spada a quel tempo... partì per la guerra, e tornò sempre più di rado da lei, finché un giorno lei mi partorì. Non vide più mio padre per diciassette anni, e perì per una particolare malattia, genetica secondo i grandi guaritori elfi, e inguaribile. Io crebbi, prima che lei morisse, senza conoscere mio padre, se non dalle storie che lei amava narrarmi. Crebbi imparando le leggi, la cultura elfica, e i rudimenti della magia... mia madre era una maga. Quando giunse la sua ora, ero al suo fianco, e le sorreggevo la testa, carezzandole i capelli... aprì gli occhi, non dimenticherò mai il suo sguardo...
<<Lendal, avvicinati... per me è finita. Trova tuo padre, e fatti guidare da lui, sull'uso della spada, per sopravvivere in questo mondo... non portargli mai rancore, e rispettalo e ubbidisci a lui... ah, padre, madre, torno da voi!>> e spirò, tra le mie braccia...
Il giorno dopo attraversavo le colline e le pianure intorno alla valle degli elfi, dirigendomi all'unica città dove potevo trovarlo... Midgaard.
Dovetti uccidere alcuni lupi, cacciare, camminare giorno e notte... perché mi persi più volte nelle lande tra la valle e i centri abitati. Infine, sanguinante e sfinito, trovai la città, in piena notte, e mi rifugiai nella prima locanda che vidi... il C'era una Volta. Ah, qualcosa mi guidò lì, ora lo so, perché mentre sedevo a uno dei tavoli vuoti... a quell'ora pochi frequentavano quel posto... un uomo, alto, robusto e sorridente, armato di tutto punto, mi si avvicinò e mi curò con alcune erbe, portandomi in un posto sicuro, e ricucendo le mie ferite. Al mio risveglio, mi chiese chi fossi e da dove venissi, e così... trovai mio padre. Mi addestrò all'uso delle armi, e mi portò a un tempio di Crom, il dio della Guerra, perché ne diventassi un sacerdote guerriero. Così, combattendo, pregando e lanciando magie, diventai un templare, dalla definizione di un uomo che divenne poi il mio maestro. Un templare di Crom...
Nella mia vita, e qualche anno ce l'ho anch'io alle spalle, ho combattuto demoni, draghi, mostri di ogni tipo, e cammino ancora per le lande di Silmaril... a volte per abilità, altre per fortuna, o grazie al tempestivo aiuto di alcuni amici... poi, mio padre diede le dimissioni dall'Armata, e se ne andò in cerca di se stesso, tra pericolosi draghi, angeli e demoni, tra foreste inespugnabili e montagne di fuoco. Crom, me ne rendo conto solo ora, non era stato nulla per me, solo un'essenza che non comprendevo appieno e che non si era mai rivelata a nessuno... mi sembrava di pregare alla causa d'altri, e questo lo capii solo quando mio padre non ci fu più. Mi innamorai di una mezz'elfa, una barda stravagante e a volte misteriosa, che rubò completamente il mio cuore... passai con lei i momenti più belli della mia vita. Poi, dovetti partire... partii col corpo e con lo spirito, per sentieri inimmaginabili, e mi smarrii, per quanto tempo non so dirlo... viaggiai sotto forma di spirito, imparando moltissime cose su tutto il creato... poi capii. Non posso spiegarvi qui quello che ho visto, ma non dubito che scriverò qualche trattato sull'argomento, fatto sta che ora sono un Abate della Fonte di tutte le cose. La mia penna vorrebbe correre su questo foglio e consumare tutto l'inchiostro del mondo, per esprimere quello che la mia anima sta gridando... ma sono costretto a ritornare alla realtà. Tornai tra i viventi come prete della Fonte, e abbracciai la mia amata, felice di rivederla... l'amore che provavo per lei, era qualcosa di travolgente, che partiva dal cuore e si espandeva a tutto il corpo, e all'ambiente circostante, tanto che ogni volta che vedevo lei, il mondo mi pareva perfetto e privo di pecche, il solo mondo possibile, il paradiso del corpo e dell'anima. Il giorno dopo del mio ritorno, mi si spezzò il cuore. Forse ero mancato troppo, o forse non ero stato capace di manifestarle tutto ciò che provavo per lei... aveva un altro. Mi aveva lasciato, per il fantasma di un chierico...
Ora, consapevole finalmente delle mie eccessive carenze nella comprensione della mente e del cuore umano, nonché dell'amore che solo noi esseri viventi, pensanti e razionali, sappiamo provare, decisi di affidarmi alla fonte di tutte le cose, alla ricerca di una guida, e feci voto di servirla in tutto... decisi di praticare la castità, di non bere alcolici, e di non mangiare carne, cercando nell'ascetismo e nella lotta contro il male e nella difesa dei deboli e dei nobili di cuore, le risposte alle mie domande... o anche solo un po' di conforto.
Questa, fratelli miei, è la mia vita. Sono giovane, e comunque non avrei il tempo di narrarvi ogni singola battaglia, materiale o morale, da me affrontata in questa breve vita... queste sono a grandi linee, le mie confessioni, il solo modo che ho per sfogarmi. Ho raccolto infine le mie idee, e adesso sono pronto per narrare... spero tra non molto... tutto ciò che concerne il mio impegno e conoscenze nell'uso della spada, nella preghiera e nello studio dell'arcano.
Che la Fonte sia con voi.
E con me.

Lendal, l'Abate delle Spade








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