Passeggiando nella cittadina di

2° Torneo

E come promesso l'araldo tornò...
Il suo bianco cavallo pareva essere tre volte più grande e maestoso dell'ultima volta, l'armatura splendida e luccicante rimandava bagliori della gloria e fierezza degli araldi imperiali della gran capitale Midgaard. Cavalcava con incedere sicuro tenendo con la prode mano destra le briglie e nella sinistra una cartina geografica per non perdersi...
Entrò in città mentre tutti lo guardavano intimoriti. Le guardie erano attonite e si facevano da parte al cospetto di cotanta regalità ed eleganza, le donne quasi si prostravano a terra in esagerate riverenze, quasi scusandosi di non poter esibirsi in un inchino più profondo e rispettoso.
Ben presto s'era creata attorno all'araldo una grande folla che bisbigliava incuriosita.
L'araldo con un agile balzo scese dal suo enorme cavallo al contempo togliendosi l'elmo dal capo con tale leggiadria che la folla emise un sussulto stupefatto. I biondi capelli gli ricaddero luccicanti sul volto scolpito d'un uomo che tante cose aveva visto, tante che nessuno degli abitanti della cittadina avrebbe mai sentito neppure narrare.
Vedeva negli occhi della gente l'ammirazione dei giovani per quel abile e fulmineo gesto, il rossore sui volti delle donne che già si figuravano delle felici nozze con degli uomini di tale nobile levatura e vedeva l'invidia degli uomini della città, placata da un timore riverenziale per ciò che quell'uomo rappresentava.
L'araldo fece un passo verso la folla che quasi indietreggiò, e srotolò un plico che recava il sigillo imperiale. Tutti pendevano dalle sue labbra e persino i bambini ora si zittirono.
Finalmente con voce profonda si presentò:
"Rappresento l'Impero che da tempi immemori governa queste lande in giustizia e armonia!"
Mugolii di assenso e approvazione, qualcuno gridò "Uditelo uditelo!"
"Sono l'araldo imperiale e vi porto un annuncio, che le vostre orecchie odano bene!"
"Ti odiamo bene!" fece qualcuno dalla folla. E ancora "Uditelo, uditelo!"
"Bene" fece l'araldo portandosi la pergamena agli occhi.
"Popolo di Midgaard! L'impero annuncia a voi tutti che..."
La folla iniziò a bisbigliare producendo un ronzio tale che l'araldo si fermò.
"Silenzio" tuonò "Osate interrompere le parole del rappresentante dell'impero?!"
"Veramente..." fece un ometto facendo un passo avanti e portandosi il copricapo al petto "Veramente noi saremmo il popolo di Solace..."
"Già, che scherzo è questo!" fece un contadino.
"Solace?" balbetto l'araldo rosso in volto mentre tirava fuori una cartina geografica.
L'ometto di prima guardò l'araldo che armeggiava impacciato con la cartina, si girò verso la folla e scoppiò a ridere come mai aveva fatto "Ha sbagliato città! Uhahahah!"
La folla lo seguì dapprima con risolini trattenuti, poi in risate sempre più forti e sguaiate. "Ahaha" "Ohohoh" "Ihhihih" "Deficente!" "uahha" "Idiota!" "H uhuh!"
E mentre dalla folla partiva uno schernante coro che suonava vagamente come "Sce-mo! Sce-mo!", l'araldo ormai sull'orlo di una crisi risalì goffamente sul cavallo e si allontanò verso l'uscita della città rincorso dai bambini che lo schernivano e gli lanciavano dei sassi. Ancora oggi a Solace si festeggia la festa del riso, in onore di quell'uomo che per tutta la notte fece rieccheggiare le risa per tutta la città, ma questa è un'altra storia...

L'araldo ora galoppava solitario, da qualche miglio i più spiritosi avevano rinunciato a seguirlo per sbeffeggiarlo, perciò ora si dirigeva a Midgaard (o almeno così credeva) per compiere il suo incarico. Peccato, pensava, si era preparato quel gesto per scendere da cavallo per giorni e gli era riuscito pure benone... ah se non avesse sbagliato città!
Aveva sempre avuto l'impressione che l'avessero addestrato male, così tanto per ridere, ma ora se ne rendeva conto pienamente. Comunque sia ora vedeva in lontananza i cancelli di Midgaard, ora era sicuro: si sarebbe riesibito in quel bel gesto e tutti l'avrebbero ammirato.

Erano più o meno le sette quando l'araldo entrò in città.
Qualcuno urlava "E' tornato ... è tornato".
I guerrieri presero le spade ed i maghi le pozioni preparandosi ad un altra invasione di sbabbari ma poi notarono l'araldo e corsero a casa a prendersi la seggiola pieghevole.
"Levati tu" disse un nano ad un mezz'elfo gigante e, appena sentirono quella voce, tutti si toccarono le palle.
L'araldo srotolò un foglio per fare il suo annuncio, la folla lo osservava attenta.
Ora tutti guardavano l'araldo riarrotolare il foglio accortosi che si trattava della cartina e non della pergamena che doveva leggere. La folla emetteva i primi risolini.
Iniziò la lettura ma notando che la gente non annuiva convinta decise di scendere da cavallo con quel suo elegante gesto che, era sicuro, avrebbe attirato tutta l'attenzione della folla su di lui. E così fu.
Mise un piede su una staffa, scivolò e cadde sbattendo la testa e spaccandosela in due...
Un noto mercenario prontissimo ci sputò dentro esclamando "Almeno adesso ha qualcosa dentro".
Un minuto dopo era morto con le cervella sparse qua e la poco lontano dal cranio spappolato.
La folla era rimasta immobile assistendo a quella scena e ora si riprese.
"Non ha nemmeno fatto il suo annuncio" fece una donna.
"E adesso?" chiese un bimbino alla sua mamma.
Si avvicinò un orco che si propose di divinare le cervella del povero araldo, così facendo avrebbe capito cosa l'uomo avrebbe dovuto comunicare.
La folla annuì convinta alla proposta dell'orco, che si mise all'opera.
Quando ebbe finito annunciò: "Il volere di Medes è che noi tutti va a caccia di Topi con le ali e che noi cuoce in grande spiedo!"
Alcuni orchi approvarono e così l'orco mi mise in marcia per la foresta seguito da alcuni orchi che ruttavano e cantavano qualcosa sugli spiedi.
La folla assistette a questa scena perplessa prima che i più vicini al cadavere dell'araldo di decisero e presero le pergamene cercando di leggerle.

Erano scritte in un idioma stranissimo ... una recitava "inzandusu poidessi e nopoidessi che ci siada u antra de cussas'cosasa che tocca a si bistì de scemmusu..." nessuno capiva tranne un ninja dall'accento strano. Arrivò tra spintoni ed incitamenti evitando un gruppo di orchi che giocavano a sputarsi.

Il ninja lesse, tradusse mentalmente, infine annunciò con un certo gaudio:
"Allora praticamente dice che probabilmente ci sarà un'altra gara di travestimenti, il 24 febbraio per carnevale!"
"OoooOOOooo" fece la folla.
"Dice che il grande successo della prima edizione ha spinto all'organizzazione di questa seconda che sarà più grande e bella."
"OoooOOOooo" rispose pronta la folla.
Il ninja iniziava a prenderci gusto. "Dice pure che ci saranno altri giochi a sorpresa ma non dice cosa..."
"OoooOOOooo, delle sorprese!" esclamò in coro la folla.
"Dice ricchi premi per i partecipanti e grandiosi per i vincitori!"
"Dei premi!" fece ancora la folla.
Il ninja ormai estasiato per l'attenzione datagli dalla folla iniziò pure ad inventare.
"Dice...che per i bimbi ci sarà la zeppolata!"
Un OoooOOOooo dei bambini.
"Per gli scapoli, tante donne!"
Esclamazioni di giubilo dagli scapoli.
"E dice pure che i bastardini possono mangiare il corpo dell'araldo!"
Un OoooOOOooo dai bastardini che si fiondarono sul cadavere, mentre gli orchi si lamentavano per tanta sfortuna.
E così andò avanti per un bel po', finchè sul volto del ninja si dipinse un'espressione volpesca.
"E per ultimo..ehmm, dice anche che tutti voi dovete dare metà dei vostri averi al fortunato ninja che leggerà questa pergamena, così avrete più fortuna"
Era pieno tramonto quando il ninja finì quelle parole, e divenne crepuscolo appena dopo che la folla ebbe finito a randellate il povero ninja intraprendente.
Così che, visto che era buio tutti corsero nelle proprie case pensando a disdire tutti gli appuntamenti e scegliendo il miglior vestito da indossare per il gran giorno di festa che, ricordiamo per i più disattenti, si terrà il giorno 24 di febbraio, che cade di martedì, che sia grasso o no, di questo non ci è dato narrare...

REGOLAMENTO

(Fra parentesi trovate le giustificazioni date dai gruppi per gli oggetti più bizzarri)