Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Locanda del Granchio Rosso

I Racconti

Con la burbera gentilezza che lo contraddistingue, Telan mi ha invitato in locanda per raccontarmi questa storia in cambio di una birra...


Il sangue del folletto mi schizzò sul volto, insozzandomi la barba.
- Diamine, no! L'ho appena lavata! -
Con un feroce fendente tagliai in due la misera creatura che mi stava attaccando; avevo combattuto solo per pochi minuti ma ero stanco come se fossero passate delle ore, così mi appoggiai con la schiena ad una roccia vicina, guardandomi attorno per accertarmi che nessuna creatura ostile fosse ancora presente.
La piccola valle in cui mi trovavo, disseminata di rocce rossastre ed offuscata dai fetidi vapori che fuoriuscivano dalle crepe dell'arido terreno, era stata evidentemente teatro di uno scontro assai cruento: corpi esanimi di fiammelle, braccia mozzate di folletti, teste di mulinelli e pezzi di altre entità di cui ignoravo perfino il nome coprivano, come un manto variopinto, il suolo della zona.
Non mi ero accorto che gli avversari fossero stati così numerosi ma rammentavo benissimo il motivo dell'eroica battaglia: avevo trovato quel folletto con le zampe infilate nella mia borsa dell'oro!
Al ricordo del mio inestimabile tesoro trafugato, la stanchezza svanì come per incanto ed io m'inginocchiai prontamente vicino al corpo mozzato di quell'essere fatato.
Eccole lì le mie monete, fortunatamente c'erano tutte; le contai più volte e, dopo essermi accertato di non averne dimenticato inavvertitamente qualcuna, le riposi con cura nella loro sacca. Cavolo, 11 pezzi d'oro non sono mica uno scherzo!
Mi dispiaceva essere stato costretto ad uccidere quel povero folletto, ma se l'era proprio cercata! Non glielo avevo detto io di entrare nel mio zaino!
Con un sospiro rammaricato, sollevai i due tronconi rigidi del piccolo corpicino e cominciai a pregare fervidamente i miei Dei, implorandoli di perdonare la creatura che tenevo fra le braccia per la sciocchezza commessa; con uno sbuffo di fumo la salma scomparve e una moneta d'oro apparve al suo posto. Non c'erano dubbi! Le divinità che adoravo erano di razza nanesca e mi ringraziavano in quel modo per la mia opera gentile!
Intascato anche quel gradito dono, riposi l'ascia e mi misi a cercare i miei due compagni d'avventura. Vidi immediatamente Mirrdin: era seduto su di un masso e si stringeva il braccio destro sanguinante. Vicino, aveva il corpo straziato di un piccolo elementale; il ragazzo, evidentemente, pur se alle prime armi, doveva essersi difeso con coraggio e ardore. Beh, tutte cose che aveva imparato da me, modestamente!
- Come va, ragazzo? - chiesi, avvicinandomi con passi sicuri - Tutto bene? -
Mirrdin sollevò lo sguardo verso di me ed accennò al braccio ferito.
- Secondo te è grave ? - mi disse preoccupato.
- Mmmh, no, non penso -
- Allora cosa è quest'affare bianco che spunta? -
- Quale? - risposi incuriosito, osservandogli più attentamente la ferita.
- Questo - fece, indicandosi il braccio - Non sarà mica l'osso che si è rotto, vero? -
- Naah, le ossa non sono fatte così! Non ti angustiare, guarirai presto -
- In ogni modo vorrei sentire anche il parere di Hyderil; forse lui ne sa qualcosa di più-
Lo stupore e l'indignazione mi colpirono come schiaffi.
- Mirrdin, non ti fidi più di me? - dissi scandalizzato.
- Certo che mi fido ma ... -
- Non sono forse stato io quello che ti ha accolto quando sei giunto per la prima volta a Midgaard? -
- Sì, però ... -
- Non ti ho portato immediatamente sulla strada dorata della gloria e della fama? -
- Indubbiamente ... -
- Non abbiamo forse ucciso assieme il nostro primo Topo Mannaro? -
- Beh, in realtà, Telan - disse timidamente - quella volta mi hanno massacrato e sono stato resuscitato solo grazie all'intervento delle Divinità, che mi hanno permesso di uscire dal Purgatorio -
- Bazzecole! Sciocchezze! Sei morto perchè non avevi seguito i miei consigli e non ti eri accorto del secondo Topo Mannaro! E' una cosa che succede frequentemente a noi guerrieri! -
- Che cosa? Morire? - mi fece spaventato.
- No, non accorgersi di quanti mostri stai combattendo - risposi io con un ringhio.
Il ragazzo era palesemente spaventato e il suo sguardo era divenuto ormai implorante; - Va bene - sbuffai - vado a cercare Hyderil! Hai visto dove è andato? -
Un bianco sorriso si stagliò sul suo viso imberbe.
- Stava componendo i cadaveri per dar loro l'estrema unzione, laggiù, dietro quel grosso macigno nero -
- Me lo immagino! - borbottai allontanandomi.
In verità, non avevo la minima idea di che cosa fosse quel coso bianco che spuntava dal braccio di Mirrdin (che cavolo, sono un Nano: che diavolo ne so di come sono fatti gli umani!) ma non volevo terrorizzarlo maggiormente e, per di più, ritenevo che cercare di ottenere un buon consiglio da quel Templare, Hyderil, fosse come chiedere ad un Elfo Scuro di abbronzarsi; tuttavia mi ero preso a cuore la sorte di Mirrdin fin dalla sua nascita e avevo sempre cercato di insegnargli tutto quello che sapevo, in modo da rendergli la vita più facile. Beh, quasi sempre!
La volta che avevo provato ad insegnargli a lanciare incantesimi, seppur non avessi la minima conoscenza in materia, non era stato molto istruttivo; ma come potevo deludere un ragazzo così desideroso di apprendere?
Pur se a malincuore raggiunsi l'enorme roccia indicatami da Mirrdin, ma di Hyderil non vidi traccia.
Il paesaggio attorno a me era da brividi: canyon aridi e desolati, resi roventi da un sole inclemente, creavano un labirinto di piccole valli in cui anche il vento sembrava entrare malvolentieri, mentre banchi di nebbia sulfurea continuavano a stagnare sul fondo di quelle conche. Il silenzio era assoluto e anche il suono dei miei passi, in quel posto maledetto, pareva ovattato.
Bah, la Valle degli Elementali poteva piacere solo ad un tipo come Hyderil!
Improvvisamente il mortale mutismo del luogo fu rotto da un rumore che mi spinse a rimpiangere il silenzio preesistente: la risatina isterica del Templare.
- Hi, hi, hi, hi -
Il mio più istintivo desiderio era quello di porre subito fine, nel modo più diretto ed efficace, all'ilarità del Templare: mozzargli la testa avrebbe alleviato sicuramente le pene di questo povero e martoriato mondo!
Sospirando, ripensai allo stato in cui versava in quel momento Mirrdin e decisi che i miei sogni potevano aspettare ancora qualche giorno prima di essere esauditi.
Annaspai così verso l'origine del suono, brancolando tra le fitte volute di fumo finché riuscii ad intravedere la sagoma di Hyderil: mi dava le spalle e la sua alta figura, ammantata dai pesanti e lugubri paramenti del suo Ordine, era piegata su qualcosa che non riuscivo a distinguere bene.
- Hi, hi, hi...10327...10328...10329...hi, hi, hi -
C'era qualcosa che puzzava qui e non era sicuramente lo zolfo!
- Hyderil - tuonai - cosa diavolo stai facendo? -
Il Templare trasalì e prese ad armeggiare freneticamente con ciò che aveva in mano, continuando però a volgermi la schiena.
- Cosa stai combinando, Templare? - proseguii - girati e fatti guardare negli occhi! -
Hyderil si voltò lentamente, ostentando uno dei sorrisi più falsi che avessi mai visto, rimettendosi il suo zaino in spalla.
- Telan, mio buon nano! Qual buon vento? -
- Come qual buon vento? -
- Sì, come mai anche tu qui, nella Valle degli Elementali? -
Lo guardai incredulo. - Hyderil! Siamo venuti qui assieme a caccia di un drago, ricordi? Mirddin, tu ed io. -
- Ah, sì! Il giovane ranger! Certo che ricordo! -
- Non sembrerebbe - dissi io dubbioso - In ogni modo, Mirrdin non si sente troppo bene; è stato ferito e chiede il tuo parere in merito. -
- Capisco - fece lui, assumendo un'espressione pia e giungendo le mani come fosse in preghiera - Userò i miei vasti poteri, donati a me dalla Santa Chiesa, per guarire il poveretto. Conducimi pure da lui, nano! -
Feci qualche passo nella direzione da cui ero venuto, ma un ricordo improvviso mi fermò immediatamente.
- Hyderil, dove sono i corpi degli elementali? -
Il templare mi guardò sorpreso. - Sono stati sacrificati da me medesimo, Grande Inquisitore, alla mia potentissima divinità, ovvio! -
- Hai trovato nulla sui corpi? -
- Tipo cosa? - rispose angelico il templare.
- Tipo monete, oro, gioielli, oggetti preziosi - sbraitai di rimando.
- No, nulla, puliti come l'acqua di una sorgente elfica; coraggio, nano, non ci soffermiamo a discutere di argomenti così triviali mentre un nostro compagno attende sofferente il nostro aiuto. -
Il templare mi superò velocemente e si addentrò ad ampie falcate nella nebbia che ci circondava, scomparendovi quasi istantaneamente.
- Triviali un corno, ladro di un templare - gli urlai dietro.
La sua odiosa risatina filtrò, ormai lontana, tra i vapori malsani di quella landa.
Avevo sempre pensato che, in ogni creatura, fosse questa umana, elfa o nana, si nascondesse sempre qualcosa di buono ma, finora, questo lato positivo, in Hyderil, mi era ancora assai oscuro.
Il templare aveva avvicinato me e Mirrdin a Midgaard, ed era riuscito a convincerci a seguirlo in una fantomatica caccia ad un grosso e potente drago, promettendo ricchezze smisurate e gloria in quantità; finora di tesori non ne avevo visto l'ombra, anzi, avevo rischiato di perdere i miei, e le uniche creature incontrate erano quegli elementali dalle mani troppo lunghe.
Purtroppo Hyderil era l'unico che conoscesse minimamente la regione e Mirrdin ed io avevamo perso l'orientamento in poco tempo: se volevamo uscire da lì, eravamo costretti a seguire quel losco figuro!
Raggiunsi velocemente Hyderil vicino al ragazzo: Mirrdin sembrava ora più tranquillo, rassicurato, forse, dalla tanto millantata esperienza del templare nelle arti curative. Bah, questi ragazzi, vedono un chierico o qualche rappresentante religioso e si bevono tutto quello che gli viene detto!
- Allora? Come sta? -
- Mmm, niente di buono, nano - mi rispose Hyderil con tono preoccupato - ho proprio l'impressione, giovanotto, che dovrai tornare indietro: hai un braccio rotto purtroppo -
Il silenzio e l'espressione triste del ragazzo furono più eloquenti di tante parole.
- Ma non puoi fare proprio niente? - insistei - affermi di essere così potente e poi... un braccetto rotto e rimaniamo in due? -
Hyderil si girò con sguardo adirato verso di me. - Con chi credi di parlare, nano? Sono il Grande Inquisitore della... -
- Sì, sì, lo conosciamo il ritornello, grande di qui, inquisitore di là - sbraitai - ma quando poi c'è da sporcarsi le mani o si tratta di fare qualcosa di utile, si tratta sempre del sottoscritto, vero? -
- La volete piantare? - urlò Mirddin - quando fate così sembrate proprio due bambini -
Pur continuando a guardare Hyderil in cagnesco, riuscii a frenare il mio naturale ardore ed allontanai la mano dall'impugnatura dell'ascia che, mi accorsi, stavo spasmodicamente stringendo.
- Ma come farà a tornare in questo stato? - ripresi, dopo un profondo respiro - Con un braccio rotto e da solo... -
- Ah, i Nani, che razza diffidente! - sospirò il templare.
Cominciò a frugare come un forsennato tra le pieghe del suo scuro mantello e, dopo alcuni minuti d'attesa, ne tirò fuori, con aria trionfante, uno spesso rotolo di pergamena.
- Cos'è? - feci io, avvicinandomi incuriosito all'oggetto ed allungando le mani per afferrarlo (non me lo so spiegare, ma mi viene istintivo quando vedo qualcosa che non conosco!)
- Niente che ti debba interessare o che tu possa capire, nano - rispose Hyderil sollevando velocemente il rotolo e porgendolo a Mirrdin al di sopra della mia testa; mi girai lesto per seguire la traiettoria della pergamena, ma questa veniva già srotolata dal giovane ranger.
- La sai leggere, Mirrdin? - chiese con aria di sufficienza.
- Ma certo - sorrise questi - ci sono scritte tre lettere... -
- Non leggere - urlai - mio nonno mi diceva sempre di non accettare mai pergamene dagli sconosciuti! -
- ... R I T -
Non ebbe neppure il tempo di finire di pronunciare la terza lettera: il povero Mirrdin scomparve con un sonoro "Bampf".
Con sguardo terrorizzato mi volsi verso Hyderil. - Che gli è successo? Dove è finito? Se gli hai fatto del male... -
- Calmati, nano, era solo il metodo più veloce per farlo ritornare a casa tutto intero -
- E sei sicuro che ci sia arrivato? - continuai io, incerto.
Annuì verso di me con fare saputo, mentre risistemava soprappensiero le falde del mantello; purtroppo le mie conoscenze in ambito magico erano pari a quelle che poteva avere un hobbit in tattiche d'assedio, e quindi dovetti credere a malincuore alle sue rassicuranti parole.
- Risolto anche questo contrattempo - sospirò Hyderil - possiamo continuare nella nostra Santa Missione: prima la portiamo a termine e prima posso tornare ai miei urgenti impegni come Templare della Benedetta Inquisizione -
- Certo, certo - sogghignai - me li ricordo i tuoi impegni: si chiamano Inga ed Olga e servono birra al C'Era Una Volta di Midgaard -
Un colorito rossastro apparve sulla pelle chiara del templare. - Sono solo povere ragazze che cerco di convertire e di portare sulla retta via - borbottò.
- Strano, non sapevo che bisognasse pagare i fedeli per farli convertire -
- Ehm, allora... per il Drago dovremmo andare di là -
Ridacchiai guardando la scura figura di Hyderil che si allontanava e, sospirando tra me e me, mi misi alle sue calcagna. Templari, bah!
Lasciammo la piccola valle in cui era avvenuto lo scontro e ci insinuammo in uno stretto crepaccio che risaliva un ripido costone roccioso; l'ascesa non fu fra le più semplici, vista la friabilità del terreno di quell'angusto canyon e le rocce taglienti alle quali spesso eravamo costretti ad aggrapparci.
I vapori sulfurei che avevamo incontrato in precedenza erano scomparsi man mano che continuavamo a salire e l'aria si era fatta più respirabile, mentre il silenzio che ci avvolgeva era rotto solo dall'ansimare di Hyderil, evidentemente poco avvezzo ad una sana vita all'aria aperta.
Dopo circa un'ora di cammino, quando ormai mi ero deciso a far fare una sosta al templare che, ormai rantolante, rischiava di lasciarmi per sempre, raggiungemmo il crinale dell'altura.
- Come ti va, Hyderil? - gli chiesi sorridendo, mentre mi sistemavo meglio lo zaino sulle spalle.
- Di là... - fece con un briciolo di voce, mentre si appoggiava stremato ad una roccia.
- Non ti ho chiesto dove si va, ho detto come... -
- Il drago - riuscì a ringhiarmi - è da quella parte -
- Ahhhh - gli dissi raggiante - si vede già da qui? -
Il povero templare annuì e poi si accasciò al suolo, respirando a fatica, mentre io correvo allegramente nella direzione indicatami.
Sotto di me, a poche centinaia di metri, una specie di anfiteatro naturale si apriva fra le scabre pareti rocciose; l'intera area era però priva di qualunque tipo di Drago dato che l'unica forma di vita che riuscivo a scorgere era una strana mucca dal colorito bluastro, che brucava tranquillamente gli sparuti ciuffi d'erba che facevano capolino nella pietrosa radura.
- Lo vedi? - mi urlò da sotto Hyderil.
- Non c'è niente! -
- Come niente? -
- E' quello che ho detto: non c'è niente! Vedo solo una mucca, probabilmente anche malata! -
Sentii il templare arrancare faticosamente per gli ultimi metri sino ad arrivare al mio fianco, sfinito.
- Eccolo lì - esclamò trionfante.
- Ma dove? -
- Laggiù, vicino a quel costone - fece Hyderil, indicandomi un punto in basso.
- Ma è la mucca! - risposi scandalizzato io - sta pure brucando! -
- Ma che mucca e mucca; quello è un drago, fidati -
- Io sapevo che i draghi sono grossi come montagne, sputano fiamme dalle fauci e mangiano esseri viventi - affermai, sgranando gli occhi.
- Beh... sì, solitamente sì - ammise incerto il mio compagno - ma non tutti... alcuni sono anche vegetariani... e poi forse quello è ancora piccolo -
Ero cresciuto ascoltando leggende e racconti che parlavano di possenti eroi che sconfiggevano enormi e malvagi Dragoni, portandone trionfanti le spoglie a casa, ricoperti di fama e gloria ed ora tutti i miei sogni erano andati miseramente in frantumi di fronte a quella... quella mucca!
- Scommetto che non è neppure capace a soffiare - sussurrai deluso.
- No, no - mi rassicurò raggiante Hyderil - per soffiare, soffia; magari non fuoco... -
- E cosa? -
- Beh... non lo so con precisione... non l'ho mai affrontato prima, ma mi hanno assicurato che soffia -
Guardai il templare con una smorfia e rivolsi nuovamente la mia attenzione al "ferocissimo" drago che stava pascolando placidamente sotto di noi.
- Abbiamo fatto così tanta strada... - borbottai.
- Appunto - riprese, sempre più infervorato - uccidiamo questa immonda creatura e ripuliamo il mondo dalla sua malvagia presenza -
Sospirando, ormai rassegnato, scrollai la testa e presi a scendere verso l'avvallamento, pensando tra me e me quanto poco fiero sarebbe stato mio nonno se mi avesse visto in quel momento.
Mentre cautamente continuavamo la nostra discesa, un ricordo lontano mi riaffiorò alla mente.
- Se la memoria non mi inganna, il sangue di drago è assai velenoso; ora, è vero che, se tanto mi da tanto, il sangue di quel coso è un tonico per la pelle, ma nel caso in cui ciò che leggende affermano risponda al vero, sei in grado di curarmi? -
- Ma certo che sì, caro nano - mi rispose con una pacca sulla spalla il templare - la tua vita è in mani sicure se sei in mia compagnia! Non temere alcunché! -
Pur se con qualche dubbio in merito alla veridicità dell'affermazione del mio compare, percorsi ugualmente gli ultimi metri della nostra discesa, arrivando poco distante dalla creatura.
Adesso la vedevo chiaramente e, in effetti, la sua stazza era un po' pił grossa di quella di una mucca, mentre la pelle scagliosa, color blu cielo, faceva già intuire quanto resistente essa potesse essere ai colpi eventualmente infertigli; un accenno di coda strisciava tra le rocce polverose della valle mentre, con le sue grosse zampe artigliate, continuava a pascolare, incurante della nostra presenza.
- Hyderil - dissi, abbassando lo scudo e l'ascia che stavo brandendo - non ce la faccio -
- A far cosa? -
- Ad attaccarlo per primo - risposi - Ma lo hai guardato bene negli occhi? Un gatto di Midgaard ha uno sguardo mille volte più cattivo -
- Quanti sciocchi sentimentalismi, nano! Non vuoi che la tua mano sia la prima ad impartire la giusta punizione alle schiere del Male? -
- Dopo di te - gli borbottai come risposta, indicandogli con l'ascia il grosso cucciolo.
Con un'espressione gelida, Hyderil fece qualche passo in avanti ed iniziò a mormorare parole oscure, il suo braccio si tese di scatto e una luce violenta partì dalle sue dita andando ad infrangersi sulle terga del piccolo drago.
Non ebbi neppure il tempo di fare le mie rimostranze al templare per la vigliaccheria del suo attacco, che la creatura si girò con un tonante ruggito, aprendo le fauci nella nostra direzione; istintivamente alzai lo scudo di fronte al mio viso, incassando la testa nelle spalle e preparandomi mentalmente a subire l'assalto furioso di una feroce fiammata o il morso tagliente di un nugolo di strali di ghiaccio.
Purtroppo, nessuna delle due eventualità da me prospettate si verificò: un lezzo nauseabondo ci investì, invisibile ma potente, avvolgendoci come in un sudario venefico. Solo una volta, quando avevo avuto la sfortuna di incappare in uno gnomo, un tal Stintix, cacciato dal proprio villaggio a causa dell'olezzo selvaggio che era solito emanare, avevo sopportato qualcosa di similmente disgustoso, anche se, per intensità e durata assai inferiore. I momenti successivi furono assai caotici e confusi: inspiegabilmente il cucciolo si gettò ringhiando su di me, ignorando misteriosamente Hyderil, che era il vero artefice dell'attacco nei suoi confronti.
Nei minuti che seguirono dovetti rivedere drasticamente il mio benevolo giudizio su quell'essere: mi ritrovai in una tempesta mulinante di artigli, zanne e spallate cui a fatica riuscivo a ribattere. Per ogni colpo che mettevo a segno, almeno tre profondi squarci si aprivano nella mia preziosa armatura.
Sentivo il sangue colare copioso dalle ferite che il piccolo drago mi aveva inferto ed iniziavo ad intuire che, forse, il risultato del combattimento non sarebbe stato poi così scontato come pensavo inizialmente.
E Hyderil vi chiederete, che fine aveva fatto? Beh, è una domanda che mi posi anch'io ogni qualvolta sentii le zanne del drago lacerare la mia carne: sinceramente non ebbi mai il tempo di cercarlo con lo sguardo, dato che, la minima distrazione avrebbe significato sicuramente una mia morte prematura.
Riuscivo in compenso a sentire la sua voce, un lungo mormorio di parole incomprensibili: mi chiesi mentalmente se stesse pregando per la sua anima malvagia o cercasse effettivamente di far qualcosa di utile, e speravo non si limitasse a lanciare delle luci in cielo.
Il drago mi aveva appena aperto un fastidioso taglio sulla fronte ed un rivolo di sangue mi scendeva sugli occhi, rendendomi il combattimento sempre più arduo, quando improvvisamente la creatura, in risposta ad un mio ennesimo colpo d'ascia o ad un incantesimo del templare, emise un lungo e straziante urlo di dolore, schiantandosi al suolo morta.
Mi piegai con le mani sulle ginocchia, osservando il mio sangue bagnare lentamente le aride pietre di quello spiazzo, e notai il templare, dall'altro lato della sagoma immota del drago; ostentava un sorriso soddisfatto avvolto nei suoi neri indumenti, ancora immacolati ed intonsi dopo il furioso combattimento.
Tutto ad un tratto un brivido freddo mi percorse il corpo ed una lancinante fitta di dolore mi strinse il petto, mentre un fortissimo senso di nausea mi faceva girare vorticosamente la testa: il piccolo drago stava cercando di vendicarsi dall'aldilà.
- Hyderil - dissi a fatica - smettila di gongolare e vieni qui! -
- Te l'avevo detto che era una bella bestia, eh -
- Ho bisogno di aiuto - mormorai stringendo i denti, mentre il dolore aumentava ad ogni istante.
La vista iniziava ad annebbiarsi e sentii i pesanti passi del templare avvicinarsi.
- Mmm, un brutto taglio davvero, nano - fece sollevandomi il capo con aria professionale - ma niente che un bel po' di riposo non possa curare -
Le forze mi stavano lentamente abbandonando e non riuscii più a tenere in mano la mia ascia, che cadde con un clangore sordo sulle rocce.
- Veleno - bofonchiai, stringendomi il corpo con le braccia - devi curarmi... oppure muoio... -
- Beh, proviamo! - rispose con tono preoccupato.
In realtà quell'ultima sua frase mi era piaciuta ben poco ma la situazione in cui mi trovavo non mi permetteva di lamentarmi troppo, così aspettai paziente.
Udii Hyderil pronunciare una nuova sequela di parole senza senso, poi, più nulla, solo un freddo silenzio.
- Che... succede? -
Il dolore non era affatto diminuito ma continuava a squassarmi il corpo; sentii di nuovo il mio compare pronunciare quelle parole, una, due, dieci volte ma la situazione per me continuava a rimanere immutata.
- Hyderil... che cosa... diavolo... stai combinando? -
- Puah, non mi riesce - mi rispose stizzito.
- Cosa vuol dire... non ti riesce? -
- Quello che ho detto, nano - disse in tono offeso - è un tipo di magia, questa, in cui sono abbastanza scarso; però se avessi bisogno di mangiare del pane, ad esempio, sarei bravissimo a creartene quanto ne vuoi, credimi -
Con le mie ultime forze residue, annaspai per terra in cerca di un sasso da lanciare: forse, con un po' di fortuna, avrei potuto centrarlo in piena fronte e sarei riuscito a portarlo all'inferno assieme a me.
- Che cerchi per terra, nano? La tua ascia è lì - mi fece candidamente.
Anche i miei ultimi sforzi furono vani e crollai a terra digrignando i denti: se solo avessi potuto stringere le mie mani attorno al suo collo...
Quell'oceano di dolore in cui stavo affogando fu solcato magicamente da una femminile voce amica: - Salute a voi viandanti. Necessitate di aiuto? -
- Bella signora - biascicai - scusatemi... se non mi alzo... ma sono un po'... indisposto-
La signora a cui mi stavo rivolgendo era Omaek, un'antichissima mezz'elfa che aveva esplorato in lungo ed in largo le terre di Midgaard, molto tempo prima che io venissi alla luce; essa si era stranamente interessata alle mie vicissitudini fin da quando ero piccolo e i suoi saggi consigli mi avevano salvato la vita più volte di quanto la mia memoria ricordasse.
Ero anche uno dei pochi immune alla sua arcana e pericolosa bellezza e questo mi permetteva di dialogare con lei senza cadere preda di sciocche palpitazioni o vuoti corteggiamenti; adoravo ascoltarla mentre mi narrava delle terre lontane che aveva visitato e delle mirabolanti imprese che aveva compiuto, ed essa apprezzava, a suo dire, la mia concretezza da giovane Nano ed i miei solidi principi, elementi assai rari negli avventurieri in cui era incappata.
Ormai, i miei occhi erano completamente offuscati dal malvagio veleno che circolava come un lupo selvaggio nel mio sangue, ed anche le voci di Hyderil ed Omaek iniziavano ad arrivarmi confuse.
- Lady Omaek - disse timoroso il templare - Telan è vittima di un potente veleno -
- ... che qualcuno... non è stato in grado... di curare - precisai io.
Una fresca mano si appoggiò sulla mia fronte mentre una fiala veniva appoggiata alle mie labbra.
- Bevi, Telan - mi sussurrò Omaek - e quando hai bisogno di aiuto, urla il mio nome: potrei essere nelle vicinanze -
Un liquido dolce come l'ambrosia e gustoso come lo sciroppo che vostra nonna vi dava quando eravate malati, mi scese lungo la gola: il dolore che, fino a pochi istanti prima, mi distruggeva il corpo scomparve magicamente, come una nebbia mattutina spazzata via da un sole primaverile.
Sbattendo gli occhi, mi guardai attorno e vidi Omaek, avvolta in diafani indumenti, inginocchiata vicino a me, con uno sguardo malinconico sul volto.
- Lo sapete bene, bella signora - le risposi sottovoce - che morirei, piuttosto che chiedervi aiuto in questi frangenti -
La mezz'elfa si alzò, fluida nei movimenti come un'elementale marino, scuotendo il capo. - Cocciuto di un nano - disse con un mezzo sorriso.
- Milady, posso chiederle un altro favore? - continuò con fare sempre più umile il templare.
Omaek non rispose ma guardò Hyderil, silenziosa ed immobile: quello sguardo, vecchio di centinaia di anni, era capace di far tremare anche i guerrieri più coraggiosi ed Hyderil, ad onore del vero, non era certo un mostro di coraggio.
- Potrebbe - iniziò a dire balbettando - farci ritornare a... -
Non riuscì neppure a terminare la frase: mentre, un attimo prima, eravamo in uno arido spiazzo in una landa dimenticata, adesso, magicamente, mi ritrovavo sdraiato nella Piazza Centrale di Midgaard, affollata dagli abitanti della città stessa, avvezzi ormai da tempo a vedersi comparire di fronte avventurieri sfiniti e sanguinanti.
- Serve altro? - chiese Omaek con voce ora più minacciosa.
- No... no... gentilissima e nobilissima signora... - continuò a balbettare il mio povero compagno di sventura.
Mi alzai dolorante dalle fredde lastre di marmo del selciato della Piazza e sorrisi alla mia benefattrice.
- Grazie ancora di tutto, Omaek - le dissi inchinandomi.
Mi sorrise con fare materno e, chinando sobriamente il capo, sparì magicamente, spostandosi in chissà quali luoghi fatati.
Hyderil ed io ci scambiammo uno sguardo stanco: non sapevo ancora bene se attaccarlo per la sua precedente imperizia o ridere per la fortuna che avevo avuto.
- Nato con la corazza, eh, nano? - disse, ammiccando, l'uomo di Chiesa.
Non gli risposi e preferii guardarmi attorno: le torce venivano accese agli angoli delle case mentre lo scuro manto della notte, costellato da stelle con nomi arcani, tornava a coprire la città di Midgaard.
Respirai a pieni polmoni l'aria della sera e chiusi gli occhi, assaporando le sensazioni di quel momento: ero ancora vivo e pensai quanto fosse assurdo il fatto che apprezzassi veramente le cose che mi circondavano, anche quelle più banali, solo quando correvo il rischio di perderle per sempre.
E poi, mi ritrovai di nuovo con la faccia per terra.
Qualcuno mi aveva pesantemente urtato da dietro, mandandomi a ruzzolare nuovamente sul selciato: tutto l'amore che, nell'istante precedente, avevo provato verso il Multiverso intero era svanito in un battito di ciglia.
Sentii distintamente una voce femminile gridare - Permesso, permesso - e, quando alzai la testa per scoprire chi sarebbe stata la mia prossima vittima, scorsi soltanto la lunga e scura chioma di una donna che scompariva velocemente tra la gente.
- Chi era? - ringhiai verso Hyderil.
Trattenendo a stento le risate, il templare mi aiutò a rialzarmi.
- E' schizzata fuori dal Tempio e l'ho vista solo per un attimo - disse sorridendo - credo si chiami Larelyth: è una giovane psionica appena arrivata in città -
Annuii, annotandomi mentalmente quel nome, mentre mi accorgevo che anche il boia, sempre presente nella Piazza, stava ridacchiando, sotto il suo nero cappuccio, per la scena cui aveva assistito.
- Vieni Telan, ti offro una birra al C'Era una Volta - continuò, dandomi una pacca sulla spalla - anzi, in verità ti dovrei chiedere un piccolissimo favore... -
Mi lasciai sospingere verso l'ingresso della taverna che si affacciava sulla Piazza, mentre il templare continuava a parlare a briglia sciolta.
- Vedi... dovevo portare un ricordino ad Inga ed Olga e, sai come vanno queste cose, non sono riuscito a trovare nulla di adatto nel posto in cui siamo appena stati; così, mi chiedevo se a te, per caso, fosse rimasta qualche moneta d'oro da prestarmi per... -
Smisi di prestare attenzione alle parole di quel furfante e ripresi ad osservare il cielo stellato, chiedendo mentalmente a quelle luci lontane perchè continuavo a stare in compagnia di quell'uomo.
- ... allora? Cosa ne dici? - chiese Hyderil.
Lo guardai per un attimo e, sospirando, dissi: - Entriamo, ne parliamo di fronte ad una birra -

Telan l'Irruento








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