Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Locanda del Granchio Rosso

I Racconti

Krandal, uno dei più coraggiosi e caparbi difensori della pace e della tranquillità, nei panni di un cacciatore di vampiri...


Era più o meno mezza notte e decisi di far ritorno fra le mura cittadine di Midgaard, non è saggio per un chierico passare la notte nelle regioni selvagge, inoltre avevo bisogno di riposo dopo una giornata passata a preparare pergamene curative.
Mi accorsi che era troppo tardi per raggiungere la città a piedi e comunque avrei trovato i cancelli chiusi, allora pronunciai quelle poche parole magiche che mi riportarono in città grazie al potere donatomi dagli dei.
Arrivai al tempio che era appena iniziato il giorno degli Inganni (un presagio nefasto?) e subito mi accorsi del trambusto che proveniva dalla piazza del popolo: grida di battaglia, urla di dolore e un forte cozzare di spade. Corsi subito in piazza e trovai Gelesad, mia vecchia conoscenza, che combatteva contro una guardia appartenente all'Aquila Novae... oramai la guardia era spacciata, la superiorità di Gelesad era schiacciante e le mie cure non sarebbero state di aiuto, allora decisi di rimanere ad osservare in un angolo. Finito che fu il combattimento (con risulato scontato) quello che vedevo essere un vampiro da ghigno satanico, si guardò attorno, e naturalmente non gli sfuggì la mia presenza.
Mentre lo spietato mercenario mi scrutava con una luce strana negli occhi, istintivamente la mia mano corse al paletto che tenevo nella borsa, sapendo che sarebbe potuto risultare la mia unica speranza.
Sudavo freddo, sentivo una morsa gelida allo stomaco mentre Gelesad sembrava diretto all'uscita della piazza... ...ma nella mia direzione!
Fu un lampo.
In un attimo mi fu addosso, inutili le mie grida di allarme, nessuna guardia nelle vicinanze, il paletto inutile nelle mie mani di inesperto guerriero, la sua spada, veloce come un serpente, cominciò a lacerare abilmente le mie carni: <<è la fine!>> pensai.
Ad un tratto sentii un senso di tepore riempire il mio corpo: non abile con le armi ma esperto nelle arti clericali, senza rendermene conto avevo iniziato a curarmi.
Il senso di sollievo per non essere morto svanì ben presto; subito mi resi conto che le mie capacità lenitive erano ben poca cosa in confronto alle ferite mortali inflitte da Gelesad.
Ormai ferito a morte, sentii la vita piano piano scivolare via dal mio corpo sotto la gragnuola di colpi del mio assalitore... ma come spesso è accaduto, Balder indirizzò il suo sguardo benevolo su di me: La piazza iniziò a riempirsi di avventurieri, che attirati dalle mie grida di dolore giunsero per vedere cosa stesse succedendo... ed ecco una luce riaccendersi nell'oblio della mia mente straziata dal dolore.
Gelesad ormai sicuro della vittoria, spavaldo e spaccone come sempre, si distrasse per vantarsi coi nuovi venuti, allora con l'ultima scintilla di lucidità rimastami scappai e mi nascosi nel primo vicolo che trovai, purtroppo lontano dal tempio, mia unica salvezza.
Usando ancora i miei poteri mi rimisi in forze, ma lo sforzo fu tale che mi ritrovai stremato e incapace di far mia ancora la magia degli dei... ma avrei dovuto ancora affrontare Gelesad per raggiungere il tempio.
L'unica speranza, l'unica arma efficace... L'IMPALAMENTO.
Una manovra ardua e rischiosa che richiede sangue freddo ed esperienza, entrambe delle quali sono sprovvisto in quanto è una tecnica che insegnano ai chierici solo in teoria data la scarsità di vampiri e la pericolosità dell'azione.
Decisi comunque di tentare la sorte.
Sortii nella piazza come un fulmine, brandendo il mio p... NO LA FRUSTA!
Stremato dalle fatiche dello scontro precedente non mi accorsi di aver cambiato arma e mi gettai su Gelesad convinto di brandire il mio paletto incantato... il risultato fu terribile.
Il mio primo colpo, mirato al petto, fallì indecorosamente a causa dell'arma impropria, mentre lui ricominciò a darmi lezioni di spada.
Troppo stanco per usare la magia cercai di limitare il più possibile i danni focalizzando la mia attenzione sul parare i colpi mortali della lama del vampiro, che gia pregustava il momento del pasto col mio collo. Ancora una volta grazie alle distrazioni che il non morto si concedeva, riuscii a scappare, ma questa volta Gelesad notò la direzione che presi... non c'era speranza, dovevo agire, ero allo stremo delle forze e avrei avuto a disposizione soltanto un colpo prima di perire sotto la spada del malvagio mercenario, e con la forza della disperazione, feci quello che pochi chierici possono raccontare di aver fatto: uscii dal mio riparo, corsi e mi gettai su di lui gridando e pregando Balder di guidare la mia mano; al quel punto la mia voce risuonò forte e limpida come trombe di argento per tutte le vie di silmaril << MUORI ESSERE IMMONDO!! >> .
Il mio colpo abilmente guidato dalla mano divina si infilò nel petto del figlio della notte e ne trapassò il cuore.
Un urlo straziante, e poi il silenzio.
I resti di Gelesad giacevano ai miei piedi e a quel punto realizzai l'impresa che avevo appena compiuto.
Sentii di nuovo il mio potere tornare e curarmi le membra, a quel punto mi diressi al tempio, luogo della mia salvezza.
Guardai il cielo, era l'una di notte del giorno degli Inganni... un nefasto presagio.








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