Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Locanda del Granchio Rosso

I Racconti

Moroboshi, un uomo senza mezzi termini, non c'è che dire...


"Moroboshi"
"Che c'è!" risposi irritato.
"Non puoi stare qui. Vai via."
Lo ignorai. Sentivo strani rumori provenire dal C'era una volta. Urla.
"Non puoi stare qui. Vattene o ti ficco la faccia nel culo" disse il boia ringhiando.
"Stupido ammasso di lardo! non riesci ad essere più educato? Non vedi che ci sono signore qui..."
"Veramente se ne sono andate"
"Certo che scappano! Se tu... ah lascia perdere" dissi sedendomi. Notai che dalla vicina locanda uscivano delle guardie. Portavano con loro un uomo incatenato e gli intimavano di camminare più veloce.
"Moroboshi"
"Che diavolo vuoi!"
"Non puoi stare qui."
"Ma non sai dire altro idiota?"
"Te lo ripeto un'ultima volta. Non puoi stare qui"
"Ah si? E sentiamo, perché?"
"Perché... sei un assassino" rispose incerto il boia.
"Ma che ca... tu sei un boia! Vattene tu al diavolo!"
"Sono gli ordini. Tu non puoi stare qui"
"E chi te lo ha ordinato?"
"Il sindaco."
"Amico ascolta. Se il sindaco ti ordinasse di staccarti le palle a morsi tu lo faresti?"
"Bhe..." diventò rosso in viso abbassando lo sguardo. Ma porc! Se le era staccate davvero!
Lo avevo sempre sospettato!! Un omaccione così grosso con un vocino cosi tenue...
"Hai visto? Ti prendono in giro perché sei una montagna di muscoli senza zucca. Ragiona con la tua testa!"
"Ma... nessuno mi prende in giro!"
"Si, si che ti prendono in giro. Certo non ti dicono in faccia che sei un idiota faccia da culo, ma ti prendono in giro"
"Tu dici?" Il boia parve per un attimo confuso, poi rimise quella sua stupida espressione da falso cattivo e riprese "Comunque sia tu devi andare via."
In quel momento sentii la voce di mio fratello Rutas che dentro la testa mi diceva: "Fratello devi mettere la testa a posto!". Non avevo mai capito che volesse dire, ma mi mise di cattivo umore e decisi di andarmene.
Sospirai mentre mi alzavo e mi incamminavo verso la locanda. "Ciao ciccione" salutai.
Il boia non era cattivo, era un buon amico, ma un po' stupido. Eravamo amici per la pelle prima che conficcassi uno shuriken nella testa di... di... ah non ricordo. Forse un mago. O un chierico. Bhe non importa. Quello che importa è che quell'idiota del sindaco gli aveva detto di eliminarmi perché ero un assassino. E lui come un pesce lesso gli obbediva. L'altro giorno, non ci crederete, parlavo tranquillo con lui ed ecco che passa il sindaco. Quello stupido per dimostrarsi rispettoso si alza in piedi e urla "Moroboshi il killer è qui! Proteggiamo gli innocenti!"
Io ci pensai un po' su e gli chiesi "Chi diamine è l'innocente?!"
Parve all'inizio un po' confuso ma poi cacciò un urlo e iniziò a rincorrermi per il tempio brandendo la sua ascia. Incredibile! Gli avevano manipolato il cervello! Non so che gli avevano detto ma, caspita, gli avevano fottuto il cervello!
Comunque non ero nuovo a perdere gli amici.
Mi ci stavo abituando.
Una volta chiacchieravo con un altro amico, un chierico
(Krandal, lo conoscete?)
e parlavamo con che tipo di mattoni avessero costruito la sua gilda. Anzi no, forse parlavamo delle porte che, mi pare lui dicesse, erano molto robuste fatte con il miglior legno della foresta ad ovest. Anche Krandal era un buon amico, ma a volte le sparava veramente grosse. Il miglior legno della foresta. Non gli credetti. E per dimostrargli la mia amicizia volli sperimentare l'efficienza del sistema di sicurezza della sua gilda. Provai ad entrare. La serratura non era un problema, mi ci vollero 20 secondi ed entrai. Era un bel posto, veramente, mi veniva quasi voglia di pisciarci dentro. Dopo un po' vedo Krandal che entra con aria preoccupata e me ne viene incazzato nero accusandomi di aver fatto irruzione nella sua gilda.
"Cavoli" mi difesi "stavo solo collaudando il sistema di sicurezza!"
"Ma hai ucciso il guardiano!" mi urlò in faccia Krandal.
"Bhe... anche lui fa parte della sicurezza no?"
Comunque fatto sta che mi attaccò e io, non lo feci quasi apposta, parai il colpo del suo bastone, ma ci misi troppa foga e gli staccai la testa.
In quel momento passò di lì mio fratello Rutas guardò il corpo a terra, guardò la testa un po più in là, e mi disse la sua solita frase (della quale non avevo mai capito il significato... ma che in quel momento mi sembrò molto appropriata):
"Fratello devi mettere la testa a posto!".
Io la presi e la riavvicinai al corpo lui scosse il capo (il proprio) e andò via.
Gli dei, che avevano assistito alla scena indignati, ebbero pena di quella fine e concessero a Krandal di resuscitare raccomandandogli di morire, la prossima volta, in modo più dignitoso. Dopo un po' me lo rivedo correndo nudo a riprendersi la roba dal suo corpo. Accidenti! Ora che ci penso!! Ecco perché anche Krandal aveva quella vocina...
"Vattene fuori di qui!" mi urlò.
"Ma..."
"Niente ma, non sei più mio amico. E anzi neanche più amico di nessuno della mia gilda. E ora va al diavolo fuori di qui!"
Ci rimasi male. In fondo che mai avevo fatto di tanto grave?
Comunque ora mi dirigevo verso il C'era un volta a bere qualcosa.
Entrai e notai nel pavimento una grossa macchia di sangue. Fresco. Pensai che doveva essere dell'uomo che avevo visto prima prigioniero delle guardie.
Mi sedetti ad un tavolino in attesa che l'oste si accorgesse di me. Dovetti chiamarlo.
"Cosa prendi"
"Un torcibudella e acqua"
Mi guardò pensieroso.
"Vuoi dell'acqua nel torcibudella?"
"Non ho detto così. Ho detto un torcibudella e acqua. Separati."
"Mi prendi per culo amico?"
"Eh?"
"Perché diavolo dovresti volere un torcibudella con dell'acqua"
"Ma che diav... questi sono affaracci miei! Tu portali e basta."
"Senti stronzo non ho tempo da perdere. Quindi ora alza il culo e vattene al diavolo fuori di qui."
"Ma..."
"Ho detto di portare il tuo culo fuori di qui."
"Ok amico. Me ne vado. Solo una domanda: c'è del sangue sul pavimento... c'è stata una rissa qui?"
"Che t'importa?"
"Nulla..."
"E allora fuori dalle palle"
Ma perché tutti ce l'avevano con me...
"Senti amico, ti hanno staccato le palle?"
"Eh?... come fai a saperlo?"
"Intuito" dissi e me ne andai.
Ed era così che andava... anche se non volevo ammetterlo nessuno aveva più le palle.
La giornata faceva schifo. Nessuno aveva più le palle. Così decisi di andare a dormire. Domani sarebbe stato un giorno migliore.








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