Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
Ascolta le Avventure
Locanda del Granchio Rosso

I Racconti

Quando ogni speranza sembra svanire, l'amicizia può compiere imprese incredibili. Il conforto delle parole può dare la forza sufficiente per risollevarsi.


Da una pergamena di Kilaim:
Questa storia iniziò qualche mese dopo la trasformazione del mio corpo. Da pochi giorni i miei amici più fidati mi avevano dissuaso dal mio iniziale progetto: abbandonarmi in un sonno millenario e sperare nella grazia divina. Avevano insistito che il mio posto era in mezzo a loro, che in queste terre avrei dovuto combattere la mia battaglia spirituale.
Quel giorno ero al tempio di Midgaard a proteggermi dai raggi del sole. Venne Romilda, non ricordo cosa disse o cosa le dissi io, non so se parlava con me oppure con il Demone, infine lui la sfidò, o forse era stata lei a sfidare lui. Il ricordo è confuso nella mia mente e fino ad ora non le ho più rivolto la parola.
Fu così che ci battemmo, nella Piazza del Mercato, in mezzo alla folla spaventata dal mio aspetto. Non avevo mai combattuto contro un amico prima di quell'ora. Durante il combattimento sentii l'irrefrenabile desiderio di sangue, sapevo che non dovevo farlo, ma in quel momento non seppi resistere, il mio corpo non mi apparteneva già più, il sangue sgorgava dalle ferite, le grida della folla che incitava forse lei, forse me. In un attimo le fui addosso e la azzannai.
Cosė mi ritrovai ad aver condannato anche lei alla non-vita eterna. Quando il mio spirito capì cos'era successo fu come se un macigno mi cadesse addosso... la mia volontà fu annullata, e da allora il Demone cominciò a condurre quello che una volta era il corpo di un nano...
Mi è stato narrato di quello che ho fatto per alcuni mesi, o forse bisognerebbe dire che lui fece tramite me. Io non ricordo nulla di quel periodo, salvo l'oscuro sogno nel quale ero intrappolato. Lui intanto si faceva chiamare Ascia del Sangue, e molti atroci delitti ha commesso con la mia ascia, protetto dalle mie armature, usando la mia forza, le mie conoscenze.
Mentre l'incubo non era ancora al suo apice riuscii in un ultimo gesto dovuto, riconsegnai il fulmine azzurro simbolo della mia appartenenza a quell'Ordine. Lo consegnai ad Araglar, lo Splendente Poeta, Consigliere e soprattutto il mio migliore amico. Dopo quel gesto in cui diedi fondo alle mie ultime forze il buio si fece più forte e per molto tempo non rividi più la luce.
Io ero ancora avvolto nell'incubo quando improvvisamente tutto intorno a me cominciò a cambiare. Una voce squarciò la gabbia dove ero tenuto prigioniero, la riconobbi, era Araglar, che tentava di riportarmi alla realtà, tentava di ridarmi il controllo sul mio essere. Parlava con il demone tentando di farlo vacillare, tentava di fare arrabbiare il nano che era in me così da poter farlo ritornare. Capii che quella era forse l'ultima occasione, l'ultima possibilità per tornare in me. Lo affrontai per l'ennesima volta, ma questa volta la mia forza proveniva dalle parole di un amico. Ed infine lui arretrò, precipitando nello stesso baratro nel quale progettava di buttare me, l'abisso dove è ancora adesso confinato.
Lentamente aprii gli occhi, Araglar era lì, accanto al mio corpo semi svenuto che giaceva nel mezzo della Piazza del Popolo. Cercava di capire se il suo piano era riuscito..." dimmi che sei tu, Kilaim" "pazzo poeta..." risposi "...buffone cosa fai?".
Sorrise e pianse, le sue ora erano lacrime di gioia. "...sono tornato..." dissi prima di venire attorniato dalla confusione di molti amici che accorrevano felici alla notizia. Ma ero ancora un Vampiro, il mio corpo non era salvo.........Experia, la consigliera, si avvicinò a me strappandosi dal petto il suo fulmine e dicendomi di prenderlo, ma non potevo accettarlo, non mentre le mie mani erano sporche di troppo sangue che non avrebbe dovuto essere stato versato, non dopo aver ucciso una mia amica.
Raccolsi tutte le mie cose e preparai un grande falò. Sacrificai tutto agli dei, quelle armi erano macchiate di troppo sangue innocente. Così poi mi sono ritirato nel tempio a pregare. Pregare per il perdono di quello che ho fatto e per che sono..... e forse un giorno gli dei avranno pietà di me. Intanto ora la gente mi chiama "Kilaim il penitente".








[ Entrata ]   [ Gioca ]   [ Mappa ]