Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Locanda del Granchio Rosso

I Racconti

Probabilmente Arsil si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma per come ha affrontato la situazione direi che era il contrario! Giudicate voi...


L'INVITO

Il messo gli aveva appena recapitato una lettera: era da parte di Kilaim, un nano per bene recentemente caduto in disgrazia e tramutato in una sconcia creatura della notte; il barbuto vampiro pregava Arsil di andare a trovarlo a Ofcol, dove si era ritirato prima di effettuare un lungo viaggio dal quale forse non sarebbe più tornato. Un'ombra era calata sul cuore del figlio di Kildar, ma egli riusciva ancora a controllare la sua natura malvagia, vuoi per la forza di volontà tipica dei nani vuoi facendo uso di oggetti magici che lo tramutavano in un buffo folletto.
Il cavaliere era ora un po' diffidente nei suoi confronti, ma memore della loro antica amicizia decise comunque di recarsi da lui: poteva essere il loro ultimo incontro. Così lasciò la città in cui si trovava e percorse le contrade collinose che conducevano alla città nel nord-est del regno.

UN VIAGGIO IN COMPAGNIA

Strada facendo incontrà Araglar e Arabeth, i quali erano in viaggio per lo stesso motivo. Il Signore Elfico era partito qualche giorno in ritardo rispetto a loro, ma li raggiunse poiché egli procedeva rapido e sicuro tra i colli e le pianure di quella terra; a questo va aggiunto che i due viaggiatori, incontrati su una collina, avevano l'aria smarrita, così accettarono gioiosamente la guida del Cavaliere delle Stelle.
Durante il cammino, Araglar, amico di vecchia data e col quale aveva da poco chiarito uno spiacevole equivoco, disquisiva sul significato del termine "odoroso" e sul fatto che fosse adatto o meno a descrivere un fiore. Arsil trovava il discorso piuttosto noioso, benché fosse stato lui ad ispirarlo involontariamente, mentre Arabeth, una graziosa fanciulla dai capelli rossi, dopo aver ascoltato pazientemente, infine commentò: "Non è importante con quale termine il fiore viene descritto, ma se effettivamente emana un buon odore". Un partito saggio, quello suo, se commisurato alla frivolezza della controversia. Così discorrendo giunsero a Ofcol, chiesero informazioni circa la presenza del loro amico e gli abitanti, non particolarmente cordiali e molto campanilisti, risposero di cercarlo nella piazza, crocevia del traffico cittadino. Quivi trovarono proprio Kilaim che veniva loro incontro. Dopo essersi salutati cordialmente, andarono in un locanda per desinare e parlare comodamente. Ma la giornata non si sarebbe rivelata molto tranquilla.

LA STORIA SI RIPETE

Nella locanda Kilaim pareva a proprio agio, conosceva bene l'oste e gli avventori più fedeli. Dopo aver offerto da bere (birra, ma non ci si poteva aspettare altro), spiegò il motivo per il quale aveva deciso di soggiornare colà prima della partenza: stava ricalcando le orme di uno dei fondatori del suo ordine, ovvero di Cleylot Silma Elen. Espose le analogie tra la sua storia e quella dell'elfo scomparso ormai da molto tempo; poi il discorso si spostò proprio sulla figura di quest'ultimo, e fu Araglar a raccontare diversi aneddoti legati alla sua vita e ai suoi misteri. Durante la conversazione vennero raggiunti da Seph, un mago della schiatta degli uomini, e Deedlyt, un'altra militante del Fulmine Azzurro; si sedettero al tavolo con gli altri partecipando attivamente ai loro discorsi. I più grandi misteri legati alla figura ormai leggendaria di Cleylot sono la sua purificazione (l'elfo ha vissuto per circa un secolo sotto forma di vampiro) e le cause della sua scomparsa. Ma era opinione generale che tali misteri non sarebbero mai stati risolti.

CRIMINI

Mentre la discussione volgeva al termine, irruppero nella locanda due individui dall'aria sinistra, ma non tutti si accorsero a prima vista della loro pericolosità. Con modi grossolani e sgarbati si fecero spazio nel tavolo dove sedeva la brigata; si mostrarono subito poco interessati ai loro discorsi, mentre erano piuttosto propensi a cercare guai.
E' il caso ora di presentare i due nuovi arrivi: si trattava di Kheyan, un immondo vampiro assetato di sangue, e Matsuura (di cui si ignorano i natali), che in quella occasione era annoverata (pare che anche il sesso non fosse quello originale) tra le divinità, ma essendo malvagia la definizione più calzante per lei era demone. All'improvviso, un gesto apparentemente inconsulto: Kheyan si alzò e con un salto si scagliò sul locandiere azzannandolo e lasciandolo a terra in una pozza di sangue. Panico generale seguito prima da costernazione poi da grande rabbia. Ma venne commesso un nuovo efferato delitto: Matsuura fece a fettine una innocente cittadina che aveva appena varcato la soglia della sala. Ai due vennero chieste spiegazioni: il primo si giustificò parlando di fame, la seconda disse di aver bisogno di spazio (era più grande di un gigante) e di una quantità d'aria maggiore poiché riteneva la stessa viziata da "puzza di elfo". Vaneggiavano beninteso, come occhi non ciechi potevano vedere. Arsil rimase seduto, imperturbabile a prima vista, mentre Araglar e Seph, balzati in piedi, si diedero un gran da fare protestando e tacciando di crudeltà gratuita quelle turpi creature d'ombra.
Le fanciulle erano spaventate, in una evidente situazione di disagio.

TENSIONE

Mentre Araglar continuava ad accusarli e ribattere alle loro argomentazioni, Seph apriva un portale dimensionale sparendo insieme a Deedlyt, la quale aveva inizialmente accolto in maniera amichevole i due visitatori, ma ora pregava il mago di portarla via di corsa; Kilaim, pur non gradendo lo spettacolo (gli avevano rovinato il raduno), era solo apparentemente turbato, aveva ben altri pensieri per la testa come era facile intuire. Fu a quel punto che Arsil si alzò in piedi, ergendosi in tutta la sua altezza e stringendo i pugni per le parole insolenti di quegli assassini. Il cavaliere consigliò (ma sembrava più un comando) ad Araglar di portare la giovanissima Arabeth fuori da quel posto, i suoi occhi non erano adatti a vedere quelle scene. L'elfo esitò, aveva ancora qualcosa da dire e comunque riluttava ad abbandonare l'amico. Nel frattempo, attraverso una porta dimensionale, arrivò Ladymariann, e l'asceta, pronunciando poche parole, evocò sul posto anche Nuku. Il motivo del loro arrivo rimase celato, forse si trattava di una morbosa curiosità o di mera incoscienza. Ad ogni modo quella era l'ora di Arsil ed egli usò parole dure rivolgendosi ai due esseri infernali, avendone intuito fin dal principio le intenzioni.
Esortò nuovamente Araglar e Arabeth ad andarsene e disse "Io penserò ad insegnare l'educazione a questi signori. Non tollero che i miei amici vengano trattati in questo modo e non assisterò impotente a questi crimini".
I suoi occhi brillarono mentre pronunciava le ultime parole e parve diventare improvvisamente più grande.

LA NATURA DEL MALE

Seguirono dei minuti di relativa calma e silenzio. Arsil allora, ritenendo che quegli spiriti maligni avessero perso la loro baldanza nel momento in cui la faccenda si faceva più seria, fece le viste di andarsene ma fu accusato di codardia e di avere la lingua più tagliente della spada.
"Vi vantate di essere un paladino e poi pensate di congedarvi con la scusa che sappiamo solo parlare?", così gli si rivolse Kheyan, ben presto seguito dal compare: "<<Io non rimarrò inerme a guardarvi fare queste stragi>>". Osavano addirittura schernirlo. Egli spiegò allora la differenza che passava tra lui e loro, e che egli non amava combattere e uccidere. "Apparteniamo a due mondi opposti: voi servite la luce, mentre la mia vita è dedicata a servire il male", spiegò il vampiro. "Non spargerò il vostro sangue davanti a coloro che amo", insistette il cavaliere. "Il NOSTRO sangue?", ruggì il demone e per poi ridergli in faccia.

LA SFIDA E' LANCIATA

Allora Kheyan disse "E io amo lo spargimento di sangue. Arsil, in fondo io vi rispetto, per quanto scegliate una strada diversa dalla mia, ma dal momento che lanciate una sfida non potete abbandonarla voi stesso". "Così sia", fu la risposta di Arsil Supremo Splendore che con voce vasta e possente aggiunse "Vi siete meritati la morte, e la morte vi colpirebbe d'un subito, se non ci fossero occhi innocenti a guardarci". A quelle parole Araglar portò via Arabeth, la fanciulla lanciò un ultimo sguardo pieno di apprensione verso Arsil. A quel punto Kheyan e Matsuura si sorrisero e fissarono con tutta la loro malvagità l'elfo. "Il problema a quanto pare è stato risolto", commentò il cavaliere che nella sua collera non era meno terribile dei due servitori del male. Così invitò i suoi avversari a seguirlo fuori dalla locanda e a dirigersi nella piazza. Le due fanciulle rimaste, Nuku e Ladymariann, si misero sulla soglia della porta ad osservare. Anche Kilaim uscì dalla locanda, si piantò in un angolo e lì rimase, immobile e imponente come la statua di un Signore di Nani dei tempi antichi.

PRIMO DUELLO

Kheyan dice 'Matsuura, non intervenire'
Matsuura dice 'siete noiosi'
Kheyan dice 'sto combattendo con un cavaliere non un uomo qualsiasi'
Kheyan dice 'e' bene che lo tratti con il dovuto rispetto'
Arsil dice 'non abbiate fretta Matsuura, dopo uccidero' anche voi'
Matsuura fa, 'ooOOooOOooOOoo.'
Matsuura dice 'aspetta che mi fa paura'

[In questo punto la narrazione prosegue in versi, che' il duello e' celebrato nei canti]

IL LAI DEL VAMPIRO

Deflettere, parare, schivare,
Per poi il vampiro attaccare.
Calcio, tocco, fendente,
Il duello era avvincente.
Graffi, tagli, ferite,
In gioco le loro vite.
Denti come pugnali affilati,
Nel collo non furono affondati.
Sfiorare, distruggere, mutilare,
Il colpo decisivo assestare.
Negli occhi di Arsil un fuoco ardente,
E Kheyan crolla abbattuto, perdente.

SECONDO DUELLO

Nuku fa, 'ooOOooOOooOOoo.'
Ladymariann fa, 'ooOOooOOooOOoo.'

Arsil trae un sospiro.

Ladymariann pronuncia le parole, 'pzar'.
Un senso di tepore riempie il corpo di Arsil.
[...]
Ladymariann pronuncia le parole, 'pzar'.
Un senso di tepore riempie il corpo di Arsil.

Arsil ringrazia Ladymariann di cuore.

Matsuura dice 'ora tocca a me combattere'
Matsuura dice 'con una mano legata dietro pero''

Arsil stira e rilassa i suoi muscoli indolenziti.
Arsil dice 'sono pronto'

IL LAI DEL DEMONE

Con forza belluina, instancabilmente,
Il demone colpisce con corpo e mente.
Spada gelida, getto d'acido,
L'elfo li evita, rapido.
Il Cavaliere viene disarmato,
Ma non datelo per spacciato.
Le lame si incrociano, risonando,
Arsil combatte, scintillando.
Un'ultima parata, decisiva,
Permette di attuare l'offensiva.
Un corpo da una parte, un braccio dall'altra,
Arsil ha vinto, la nequizia è infranta.

EPILOGO

Arsil crolla a terra, sfinito.

Ladymariann fa, 'ooOOooOOooOOoo.'
Kilaim applaude festosamente Arsil. Deve aver fatto QUALCOSA di buono!
Nuku fa, 'ooOOooOOooOOoo.'

Ladymariann pronuncia le parole, 'pzar'.
Un senso di tepore riempie il corpo di Arsil.
[...]
Ladymariann pronuncia le parole, 'pzar'.
Un senso di tepore riempie il corpo di Arsil.

[Kheyan e Matsuura tornano dal purgatorio]

Arsil dice 'avete avuto quello che meritavate'
Arsil dice 'ora ci penserete due volte prima di importunare coloro che amo'

Kheyan dice 'fermo arsil!'
Arsil alza un sopracciglio verso Kheyan.
Kheyan dice 'Io ho combattuto in modo impari'
Arsil dice 'cioe'?'
Kheyan dice 'cioe' non avevo nessuna arma in mano'
Arsil dice 'e con questo cosa volete dire?'
Kheyan dice 'che mi dovete un duello'
Kheyan dice 'Arsil non prendete questa come una vittoria,'
Kheyan dice 'ricordatevi che mi avete battuto da disarmato.'
Kheyan dice 'Ad armi pari avrete un'altro risultato'
Arsil alza le spalle.
Arsil dice 'riflettete sulle vostre azioni malvagie piuttosto'

Arsil china il capo in segno di saluto verso le fanciulle.
Ladymariann esegue un'aggraziata riverenza per te.
Nuku si inchina di fronte a te.

Arsil lancia un'ultima occhiata ai due malvagi e si allontana.
Il sole tramonta lentamente a ovest.








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