Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
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Locanda del Granchio Rosso

I Racconti

E' bello quando Danaban mi offre un bel boccale di birra, è bello ascoltare le sue storie, ma quando ci lasciamo ho sempre uno strano senso di terrore...


Nel mio girovagare per lande e monti riconobbi un sentiero montano di cui eguale non poteva esserci su Silmaril. Confesso che la scoperta strappò un ghigno deliziato al mio essere e con grande soddisfazione di me stesso decisi di intraprendere nuovamente la via che un tempo mi aveva aperto gli occhi su nuove esperienze che avevano aiutato il mio spirito a temprarsi nel sangue e nel dolore (mio compagno di vita ehehehehe!!).
Cominciai così la scalata del monte che portava al canyon degli elementali, creature di natura buona o neutra, ottime per i miei esercizi con l'ascia e per ridare un pò di vigore al mio spirito che da giorni ormai non assaporava la sublime sensazione che solo un massacro può dare...
Riconobbi il venditore, quell'uomo che con i suoi elisir mi aveva permesso di oltrepassare il guardiano del passo che conduceva al canyon, quel ciclope affamato di carne umana impossibile da battere per me in quei tempi lontani, quando le mie abilità e attitudini erano ben poco sviluppate. Cominciai a fantasticare sul modo più divertente con il quale avrei squartato le sue membra e squassato le sue interiora, un velo rosso cominciò a scendermi sugli occhi quando il mio fiuto percepì l'odore acre della mia vittima. Arrivai innanzi a lui e come mi aspettavo alla mia vista egli si lanciò su di me con la sua caratteristica bramosia di carne mortale: "Stolto questa volta sarai tu a soccombere sotto i miei colpi UARUUARAUAURUAUARUAUR..."
Pochi secondi dopo una massa informe e sanguinolenta giaceva nella polvere ai miei piedi e l'odore dolciastro del sangue riempì le mie nari diffondendo in tutto me stesso una sensazione di euforia omicida che spesso mi pervade nell'uccidere...
Rinvigorito dalla battaglia mi lanciai giù per il pianoro entrando nel canyon, un turbinio di elementi cercò di frappormisi inutilmente, nel mio cammino falciai ogni tipo di elementale, fuoco e acqua, terra e aria, nulla poteva resistermi. Nel bel mezzo della mia orgia di sangue avvertii una presenza estranea vicino a me. Cosa poteva essere? Non certo un elementale, forse uno di quegli strani esseri la cui capacità di nascondersi è tale da sembrare invisibili? Strabuzzai gli occhi quando dal nulla, come eterea materia che prendeva forma, Cleylot, un mago alquanto potente, comparve alla mia vista.
Conoscevo quel mortale e sapevo che era uno degli araldi del bene, così decisi di essere guardingo e mi misi sulla difensiva.
"Cosa vuoi mago, sei preoccupato per queste inutili creature?"
Non potete immaginare la mia sorpresa quand'egli parlò! Sì un tempo eravamo stati compagni di viaggio, agli albori, quand'io ancora incerto sul mio destino mi accompagnavo ad esseri votati al bene. Ma le sue parole furono tali che non potei trattenere un ghigno nell'ascoltarle: voleva redimermi, votarmi al bene, forse in qualche suo vaneggiamento credeva di aver visto una qualche scintilla di umanità nella mia anima, o forse era solamente impazzito ma lo ascoltai ugualmente mentre cercavo di pensare ad un modo per volgere quella discussione a mio vantaggio.
Bardo della malora, come tu ben saprai, sono ormai diversi mesi che inseguo un artefatto di rara potenza, la Flame of Mercy e, neanche a volerlo, la mia dea malvagia mi aveva appena offerto un'occasione di appropiarmi di tale artefatto. Questi non può essere impugnato da un uomo il cui animo sia malvagio, ma un potente mago può eliminare la maledizione che vincola quest'artefatto, così pensai che forse era possibile avvantaggiarmi di questa situazione in questo modo.
"Mago mi vuoi redimere? Procurami la Flame of Mercy e disincantala per me, allora forse potrò ascoltare le tue parole!"
Il mago certo non è uno stupido e pensò bene di porre una condizione alla mia richiesta: per dimostrare la mia volontà di cambiare avrei dovuto distruggere delle creature del male, per purificare la mia anima disse. Scelse le lamie che ormai da anni infestavano la vecchia Thalos, ed io accettai.
Voi buoni non capirete mai la natura del male, il male distrugge il bene, il male distrugge il male, tutto ciò che il male fa lo fa per il suo interesse personale e null'altro e io non mi discostavo da questo. L'importante per me è uccidere, danzare con la sorella dalla lunga falce, e sentire le grida di morte dei miei nemici. Massacrare Lamie o nani per me è lo stesso e anche in questo caso non feci eccezioni. Grazie ad una pergamena comprata in una bottega nella città di Midgaard mi trasportai vicino a Thalos dandomi appuntamento col mago nella locanda di fronte alla gilda dei chierici vicino la tempio della città.
Non fu difficile scovare delle Lamie, nè difficile fu ucciderne 9 (naturalmente un multiplo del 3, numero tanto amato da religiosi e arcani) recuperando le misere armi con cui tentarono di difendersi. Utilizzando una nuova pergamena mi trasportai innanzi alla locanda e gettai i 9 pugnali ai piedi del mago. Questi mi guardò soddisfatto e mi diede l'oggetto dei miei desideri consigliandomi di andare nel vicino tempio per purificare il mio spirito. Un ghigno malefico apparve sul mio volto ed un'agghiacciante risata accompagnò quel suo consiglio.
"Certo mago, certo, un giorno entrerò in quel tempio ma non ora, non ancora, non sono pronto!"
Le mie parole lasciarono il mago perplesso, incerto sul loro vero significato, ed io mi allontanai in direzione di un luogo ove ricominciare i miei saccheggi e gli adorati spargimenti di sangue...

Danaban, la Volontà del Male








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