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Dylan's Area
secondo un resoconto di Telan
Avete presente quel tipo di regioni in cui ogni creatura che incontrate
sembra avere qualche conto in sospeso con voi?
Beh, la Dylan's Area è una di queste e vi assicuro che le vostre braccia e
le vostre menti ne usciranno provati.
L'ingresso è sicuramente accattivante: quale inizio di avventura migliore di
una bella arrampicata a forza di braccia lungo una magica catena che si
perde nelle nuvole minacciose al di sopra della vostra testa?
Dopo un saluto cortese al nobile Paladino di guardia al cancello della Magione
del Dio Redferne, vi accorgerete immediatamente che il vostro futuro cammino
non sarà dei più semplici: un mare di nubi si stende di fronte a voi, ansioso
di essere esplorato e conquistato!
Purtroppo questo affascinante paesaggio (a cui, personalmente, continuo a
preferire la vista di una bella e spaziosa caverna) nasconde forse l'ostacolo
più grosso della zona: provate, come feci io la prima volta, a saltare da un
cumulonembo ad un cirro, balzate poi a piedi uniti in un ammasso temporalesco
e giratevi nella direzione da cui siete venuti. Sapete cosa vedrete? Niente,
niente di niente: vi sarete irrimediabilmente persi!
Arrendetevi di fronte all'evidenza: questa volta, le vostre callose mani non
dovranno impugnare solo spada o bacchetta, ma anche pergamena e stilo, in
modo da disegnare uno straccio di mappa che vi eviti di passare il resto della
vita in questo labirinto color latte.
La seconda difficoltà che incontrerete saranno le Arpie: uscirete da questa
regione ricoperti dal loro sangue e dalle loro piume, e mai più guarderete un
volatile di buon occhio, statene certi!
Vi attaccheranno in stormi serrati ogni qual volta metterete piede su una nuvola,
urlando come Elfi alla vista del sangue: alla lunga ci farete l'abitudine, ma
molto, molto alla lunga.
Dal mare bianco in cui nuoterete spiccheranno, prima o poi, due formazioni
rocciose: scalate ardimentosi la prima (anche solo per cambiare un po' paesaggio,
diamine!) ed andate a portare i vostri omaggi ai Sovrani delle Arpie, ricordandovi
sempre di stare attenti a dove mettete i piedi (ma cosa avete capito? mi riferisco
agli escrementi che costellano le loro caverne, non ad eventuali trappole).
Sulla seconda montagna, invece, non fatevi tradire dal sorriso sdentato e dalla
schiena curva della povera vecchina che vi si farà incontro: ciò che sta
cuocendo nel pentolone non è sicuramente un minestrone!
Non dimenticatevi, inoltre, di infilarvi a testa bassa in quel grosso temporale
in cui, penso, incapperete: primo, perché vi laverà, finalmente, quell'armatura
che non avete mai tolto da quando avete preso il Diploma di avventuriero, e
secondo, perché, in questo modo, potreste trovare qualcosa di vostro gradimento
dall'altra parte.
Un'ultima cosa: non vi sporgete troppo!
Telan l’Irruento
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